Potrebbe aprirsi a breve un grave problema ideologico tra Confindustria e dirigenti. La trattativa per il rinnovo del contratto nazionale è infatti a un bivio. Praticamente l’accordo è già stato raggiunto su tutti i punti, la firma potrebbe essere questione di ore. Ma resta un problema importante sul capitolo retributivo. Per capire di cosa si tratta occorre fare un passo indietro.
Il vecchio contratto, quello rinnovato nel 2004 e adesso in discussione, aveva cambiato notevolmente le carte in tavola. Al posto di normali aumenti retributivi, in cifra fissa o percentuale che fossero, Federmanager, il sindacato dei dirigenti di aziende industriali, aveva preferito lasciare la gran parte degli aumenti a una trattativa diretta tra azienda e manager, perché la crescita retributiva fosse legata a risultati. C’erano dei pavimenti, ma la parte più sostanziosa di questi aumenti era lasciata alla trattativa. Che però in questi cinque anni di vigenza del contratto tante aziende non hanno nemmeno aperto.
Non che non siano stati dati aumenti, dove era il caso, ma spesso, specie nelle aziende medio piccole, non c’è stata vera trattativa, non sono stati fissati obiettivi, il merito non è stato tenuto nel dovuto conto.
Adesso Federmanager ha deciso di risolvere il problema. La loro prima richiesta è stata quella di rendere obbligatoria questa trattativa tra azienda e manager, ma Confindustria non ha voluto porre questo onere alle imprese. Allora il sindacato dei dirigenti ha chiesto di inserire nel contratto una clausola di garanzia per cui, in assenza di trattative dirette, la retribuzione del manager aumenti di un tot. Una formula come quelle già presenti nei contratti dei metalmeccanici e dei chimici.
Ma anche a questa richiesta Confindustria ha risposto negativamente. Stavolta però Federmanager ha deciso di insistere. Se anche nei prossimi giorni la delegazione con cui il sindacato dirigenti tratta dovesse persistere a negare questa clausola, si avvierebbe un percorso diretto ai vertici di Confindustria per sensibilizzarli su questo problema.
Perché, afferma Giorgio Ambrogioni, il presidente di Federmanager, non è possibile che Confindustria abbia avviato una nuova struttura centrata tutta sulla diffusione della contrattazione aziendale, parli di partecipazione, faccia del merito una bandiera in tutti i convegni e le assemblee, poi neghi tutto ciò ai dirigenti, che per primi hanno battuto questa strada. “Non vogliamo scontrarci con Confindustria, dice Ambrogioni, ma non possiamo tollerare tabù ideologici”.
Massimo Mascini
8 settembre 2009
























