Per combattere la disoccupazione e la difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro «non bastano la riforma dei licenziamenti e l’istituzione dell’assicurazione universale contro la disoccupazione contenuta nel progetto Fornero», ma occorrono «un servizio efficiente e capillare di orientamento scolastico e professionale, la promozione della domanda e dell’offerta di lavoro femminile, e soprattutto un mutamento della concezione del posto di lavoro nella nostra cultura dominante». Lo scrive il senatore del Pd Pietro Ichino in una lettera al Corriere della Sera.
«Il governo Monti si propone di incominciare a spostare il nostro Paese in direzione del modello nord-europeo, in cui si sperimenta la coniugazione di una buona flessibilità delle strutture produttive con una forte sicurezza economica e professionale del lavoratore», spiega Ichino.
Nei paesi scandinavi, prosegue, «ogni mese fra i 30 e i 40 disoccupati su 100 ritrovano l’occupazione» contro «i meno di 5 su 100 italiani», e «se si considera che in quei paesi il sistema garantisce un robusto e universale sostegno del reddito nei periodi mediamente brevi di disoccupazione, si comprende perchè i lavoratori accettino un regime di relativa facilità del licenziamento per motivi economici».
In Italia, invece, «il tessuto produttivo è come una cittadella fortificata, da cui chi è dentro difficilmente esce, ma in cui chi è fuori difficilmente riesce a entrare». Per cambiare, occorre un mutamento della concezione «proprietaria» del lavoro, per la quale «il posto si può perdere soltanto a seguito di una colpa molto grave, oppure del fallimento dell’impresa. Finchè questa sarà la concezione dominante – sottolinea – sarà sempre difficile, nel nostro paese, conquistarsi un lavoro non precario».