Il sogno della pensione anticipata potrebbe non realizzarsi per intere generazioni di lavoratori a causa di un allungamento della vita media accompagnato da rendimenti sempre più bassi delle pensioni private. È quanto sostengono gli economisti del’Istituto per gli studi fiscali (Ifs) britannico, che hanno pubblicato oggi uno studio in materia.
Il rapporto sembra annunciare l’inizio della fine di un’era, quella in cui migliaia di lavoratori -attualmente circa la metà della forza lavoro maschile britannica- vanno in pensione sulla cinquantina (attualmente l’età pensionabile è di 65 anni per gli uomini e 60 per le donne).
Secondo l’Ifs, in futuro milioni di persone non potranno contare sulle loro pensioni per vivere in modo confortevole una volta lasciato il lavoro. Molti potrebbero essere costretti a quadruplicare i loro versamenti contributivi per compensare sia il calo dei rendimenti delle pensioni private, sia la flessione del valore di quelle statali.
L’attuale freddo clima finanziario, ha sottolineato l’autore del rapporto -Richard Blundell- metterà la parola fine al ‘boom’ dei pensionamenti anticipati registrato negli anni ’80 e ’90. In questo periodo, indica l’Ifs, solo il 40% degli uomini sulla sessantina era ancora al lavoro, per un totale di circa 700.000 persone. Un livello che indica chiaramente la tendenza negli anni passati verso la pensione anticipata: alla fine degli anni ’60, infatti, gli uomini della stessa età ancora sul posto di lavoro erano 1,4 milioni.
“La tendenza alla pensione anticipata che ha caratterizzato gli anni ’90 molto probabilmente non continuerà – ha osservato Blundell -. Le recenti modifiche al sistema pensionistico pubblico e privato stanno riducendo gli incentivi per la maggioranza dei lavoratori a lasciare prima del previsto”.
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