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Home - Approfondimenti - Analisi - Il contratto integrativo Nestlè Italiana

Il contratto integrativo Nestlè Italiana

28 Novembre 2007
in Analisi

di Andrea Bellini – assegnista di ricerca, Dispo, Università di Firenze & Labo.R.I.S., Polo universitario di Prato

(Il testo del contratto)
Il 20 luglio 2006 veniva sottoscritto a Milano il rinnovo dell’accordo aziendale di Nestlè, multinazionale elvetica presente in Italia sin dal 1913 ed oggi leader nel settore alimentare con un volume di affari di 1,5 miliardi di euro. Il nuovo contratto, valido fino al 31 dicembre 2009, nasceva con il preciso obiettivo di tracciare le linee guida e disporre gli strumenti per la ricerca di risposte al contempo flessibili e socialmente sostenibili alle pressioni di un mercato instabile e imprevedibile. La particolare configurazione del mercato di riferimento, soggetto a fenomeni di stagionalità e di variabilità dei gusti e dei consumi, impone infatti non soltanto una differenziazione di prodotto – Nestlè è proprietaria in Italia di 70 marchi, tra cui Alemagna, Buitoni, Motta e Perugina – e la garanzia di qualità e sicurezza. Richiede, altresì, il miglioramento continuo dei processi produttivi, distributivi e amministrativi, attraverso la ricerca di nuove forme organizzative. La sfida per le parti stipulanti era quella di creare le condizioni per favorire la ricerca di soluzioni innovative, tali da non determinare una compressione dei diritti dei lavoratori.
L’accordo poggia saldamente su due pilastri, che emergono immediatamente con l’analisi. Il primo è la consapevolezza che il cambiamento debba passare obbligatoriamente attraverso un confronto “aperto e costruttivo”. Il secondo, invece, è la centralità attribuita alle persone nell’ambito del sistema-azienda. Si badi bene, l’utilizzo del termine “persone” in luogo del termine un po’ ossimorico “risorse umane” è già, di per sé, indice di una sensibilità non comune. Segnala, infatti, l’inclinazione a guardare ai lavoratori come a individui a 360 gradi, con bisogni e aspirazioni che vanno oltre la sfera del lavoro. Le parti, d’altronde, si pongono l’ambizioso obiettivo di fare di Nestlè “the best employer”, da cui emerge l’impegno al miglioramento continuo della qualità del lavoro.

1. Per quanto riguarda il primo aspetto, il testo sottolinea la necessità di relazioni industriali in grado di garantire coerenza e trasparenza al sistema e di favorire il coinvolgimento dei lavoratori. A tal fine, esso prevede due incontri all’anno tra l’azienda e il Coordinamento delle Rsu, dedicati rispettivamente all’informativa annuale e alla illustrazione degli orientamenti strategici per il triennio successivo. Stabilisce, inoltre, la possibilità di ulteriori incontri ad hoc su richiesta delle parti. Gli elementi maggiormente significativi, tuttavia, sono il rafforzamento del ruolo delle rappresentanze nei luoghi di lavoro e un tentativo di sviluppo della bilateralità. In particolare, le Rsu vengono coinvolte nell’esame di soluzioni alternative “interne” al problema della flessibilità, il quale fa sorgere l’esigenza di un ampio ricorso a processi di decentramento produttivo (Nestlè ha un indotto di circa 1.000 aziende e 15 mila lavoratori). Sono, poi, rappresentate all’interno del Comitato Competività e nella Commissione bilaterale per la promozione delle opportunità, di cui diremo più avanti. Oltre a ciò, l’accordo rilancia il ruolo dei Rls (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) coinvolti sin nella fase propositiva ai fini dell’affermazione di una cultura della sicurezza.


2. Quanto al secondo aspetto, invece, l’accordo mette a punto una serie di politiche su aspetti specifici – quali sicurezza, formazione, promozione delle opportunità e work-life balance, sistema premiante – finalizzate al miglioramento della qualità del lavoro. In più, propone iniziative di vario genere – formazione e stage, inserimento lavorativo di persone con disagio sociale – che prevedono lo sviluppo di forme di collaborazione con soggetti sociali e istituzionali.


3. Entrando nel dettaglio delle politiche, le parti si impegnano a promuovere e diffondere la cultura della sicurezza e della salute in azienda attraverso l’attivazione di appositi percorsi formativi, il coinvolgimento attivo dei lavoratori nella prevenzione dei rischi e la definizione di obiettivi legati alla sicurezza. Come già rilevato, inoltre, attribuiscono ai Rls un ruolo di primo piano nella gestione delle tematiche connesse a sicurezza e salute.


4. L’accordo riconosce, poi, l’importanza della formazione come veicolo per l’inserimento professionale, lo sviluppo delle professionalità e la diffusione della cultura della sicurezza. E su tali materie promuove l’adozione di progetti condivisi. Prevede, quindi, incontri annuali tra le parti al fine di identificare nuovi profili professionali in seguito alla individuazione di significative innovazioni tecnologiche, organizzative o di business. L’attività relativa al riconoscimento della professionalità è affidata al Comitato Competitività, organismo composto da tre rappresentanti aziendali e un componente le Rsu di ciascun sito (due per la sede di Milano), assistiti dalle segreterie nazionali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil.


5. Per approfondire gli aspetti legati alla promozione delle opportunità e, in particolare, alla conciliazione tra vita e lavoro e proporre iniziative concrete in materia, l’accordo istituisce un’apposita Commissione bilaterale, formata da un massimo di tre componenti per parte. A livello di sito, invece, prevede incontri mirati ad attivare la sperimentazione di nuove forme di flessibilità degli orari, di lavoro a distanza e di sostegno e coaching in favore delle persone che rientrano in azienda dopo un lungo periodo di assenza.


6. Per ciò che concerne la parte economica, viene istituito un meccanismo di premio a obiettivi, il SON (Sistema ad Obiettivi Nestlè), il quale si articola in una “quota economica” ed una “quota gestionale”, che pesano rispettivamente per il 25% e 75% sul valore totale del premio. Più in dettaglio, la prima è collegata a obiettivi di redditività di gruppo, mentre la seconda è collegata a specifici obiettivi di produttività, qualità, efficienza, sicurezza, igiene, competitività, ecc., individuati annualmente a livello di sito. Tale premio ha durata quadriennale e un importo che varia da 1.300 euro nel 2006 a 1.700 euro nel 2009, per un totale di 5.900 euro.


7. Tra le altre cose degne di nota c’è, in primis, l’attenzione rivolta alla questione degli appalti. A tal proposito, è disposto che l’azienda svolga un programma di verifica tra le imprese partner in merito al rispetto delle normative di legge e contrattuali. È, altresì, contemplata un’informativa di sito con cadenza semestrale, in occasione della quale l’azienda fornirà alle Rsu le informazioni consuntive relative agli appalti. Per concludere, nell’ambito dello sviluppo del concetto di “Nestlè Care” – affidato al Comitato Competitività – sono previste iniziative in favore dei lavoratori e delle loro famiglie. Di particolare rilievo è la costituzione di una Cassa Sanitaria Nestlè per tutti i dipendenti.


In definitiva, l’accordo – che interessa circa 3.900 dipendenti, distribuiti in sette unità produttive – rappresenta un deciso passo in avanti nelle relazioni industriali alla Nestlè. Esso è, infatti, strutturato in modo tale da consolidare le relazioni tra le parti, anche attraverso un maggiore coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori e l’introduzione della bilateralità. Dedica, inoltre, ampio spazio alla tutela dei diritti dei lavoratori e rivela un’apertura affatto scontata alla possibilità di una stabilizzazione dei rapporti di lavoro, sebbene il settore di riferimento ponga una ineliminabile esigenza di flessibilità. Proprio in considerazione di questo bisogno fisiologico di flessibilità, tuttavia, sorprende un po’ che tra le materie oggetto di regolazione non ci sia il mercato del lavoro. Questo può, però, trovare una spiegazione plausibile nel fatto che l’articolazione aziendale e la differenziazione dei mercati di sbocco renda particolarmente difficoltosa un’armonizzazione normativa in questo campo. In ogni modo, ciò non toglie nulla al fatto che il nuovo contratto costituisca un ottimo basamento su cui edificare una strategia aziendale di lungo periodo. Tra gli elementi più positivi, infine, vi è il consistente aumento del premio.

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