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Home - Blog - Il COVID-19 e la tutela dei minori

Il COVID-19 e la tutela dei minori

di Alessandra Servidori
4 Giugno 2020
in Blog
Il COVID-19 e la tutela dei minori

La crisi COVID-19 continua a cambiare il nostro modo di vivere, e soprattutto le modalità di risposta dei servizi sociali ai bisogni dei più vulnerabili e la continuità dell’assistenza prestata ai minori più a rischio. Indubbiamente, la crisi avrà un impatto sulle strategie di pianificazione future dei servizi sociali. Per comprendere le sfide che questi servizi stanno attualmente affrontando nella tutela e nel sostegno dei minori e le risposte che hanno sviluppato per fronteggiarle, lo European Social Network (ESN) ha organizzato e promosso, il 22 maggio, un webinar “COVID-19 and Child Protection – Meeting challenges and future planning through the Child Guarantee” (Il COVID-19 e la tutela dei minori – Rispondere alle sfide e pianificare il futuro attraverso la Child Guarantee). L’obiettivo del webinar è stato discutere, con le agenzie pubbliche per la protezione dell’infanzia, gli accademici e il Parlamento Europeo gli insegnamenti che possiamo trarre dalla crisi attuale per orientare la pianificazione futura a sostegno e protezione dell’infanzia e, inoltre, quali sono gli strumenti disponibili a livello nazionale ed europeo per sostenere tali piani.  Le problematiche incontrate dai servizi di assistenza all’ infanzia in risposta al COVID-19 sono state numerose e complesse. I membri di ESN hanno segnalato un calo generale del numero di interventi per la protezione dell’infanzia all’inizio della pandemia, che tuttavia da allora ha registrato un aumento costante fino a raggiungere gli stessi livelli del 2019 e si prevede che i livelli precedenti vengano superati nel 2020. Le cause principali di questo fenomeno derivano dalle ripercussioni del distanziamento sociale sulla salute mentale dei bambini e dei giovani, l’aumento della diffusione degli abusi domestici, gli abusi sui minori (per il 70% circa al di sotto dei 6 anni di età) e la perdita di redditi familiari. In altri contesti nazionali, i membri di ESN hanno evidenziato il coordinamento disomogeneo, o la mancanza di coordinamento, tra gli attori della protezione dell’infanzia a livello nazionale, regionale e locale. In generale possiamo dire che con la Governance, [pilotaggio, coordinamento, decisione e attuazione] c’è un grande livello di disparità e disuguaglianza territoriale, inefficacia delle strategie top-down e bottom-up. 

Così come, ci sono diversi livelli di amministrazione a livello nazionale, regionale e provinciale. Inoltre, si è percepita una mancanza di comprensione tra il personale di assistenza domiciliare su come offrire supporto ai bambini che normalmente si sarebbero trovati a scuola, ma che, a causa della situazione, non potevano frequentarla. A ciò si aggiunge che la mancanza di risposte ai bisogni evolutivi dei bambini, le varie forme di negligenza e la conseguente povertà educativa, sociale ed economica hanno effetti gravi e duraturi su diverse dimensioni dello sviluppo. Tra i relatori è emerso un ampio consenso riguardo a quanto i servizi di assistenza all’infanzia possano imparare dalla crisi. Le aree di consenso trovano espressione in tre punti d’azione. Il primo di questi è costituito dal miglioramento dei programmi di sensibilizzazione e dei servizi territoriali per garantire la continuità dell’assistenza e del sostegno all’ infanzia. In futuro sarà necessario incrementare rapidamente le attività territoriali a supporto dei bambini e delle famiglie, per garantire la continuità del sostegno ai minori vulnerabili.  La seconda area di consenso prevede la necessità di sviluppare un approccio operativo sistematico, non solo in termini di risposte delle autorità pubbliche per l’istruzione e la sanità, ma anche nel settore privato e in quello non profit. Abbiamo bisogno del coinvolgimento della società civile [e di altri attori] per sostenere e assistere i servizi pubblici e le ONG in prima linea. Infine, gli intervenuti hanno sottolineato l’importanza della formazione della forza lavoro per rispondere meglio alle esigenze e alle problematiche legate all’attuale situazione e a eventuali analoghe situazioni future. In particolare, è emersa la necessità di introdurre nuovi programmi di formazione per le nuove pratiche volte a lavorare a stretto contatto con le famiglie, utilizzare le nuove tecnologie, disporre di linee guida per le chiamate telefoniche e altri mezzi di comunicazione. Nella fattispecie, per l’Italia, la crisi viene vista come un’opportunità per creare un Family and Child Act, che rafforzi la trasversalità e la multidimensionalità degli interventi, integrando le aree di Promozione, Prevenzione e Protezione. Si è sottolineato l’importanza della Child guarantee (Garanzia per l’Infanzia), soprattutto nell’ambito del piano di ripresa per l’Europa.

C’è stato un ampio consenso sulla necessità di assicurare che il piano di recupero rivolga un’attenzione particolare ai bambini, tuttavia, la questione della sua attuazione a livello nazionale, regionale e locale rappresenta una sfida. Si è ipotizzato un approccio in tre step. Il primo prevede la necessità di una discussione aperta sul futuro dei bambini [in Europa], cioè di discutere degli investimenti sia educativi che sociali per l’infanzia e del garantire loro pari diritti. Il secondo sottolinea l’esigenza di riflettere le realtà territoriali locali, mettendo a fuoco il bisogno di creare partnership e complementarietà tra le autorità pubbliche, il settore privato e le ONG per affrontare congiuntamente le problematiche dell’infanzia. Il terzo, incentrato sulla promozione e sul potenziamento di progetti e programmi che si sono rivelati efficaci.In conclusione si è giunti  alle seguenti conclusioni per garantire che i servizi di assistenza all’infanzia si trovino in una posizione migliore per proteggere e tutelare i bambini in futuro. In primo luogo, è necessaria una risposta coordinata, in contesti nazionali e locali abbiamo visto diversi settori riunirsi per strutturare un approccio più omogeneo nel sostegno e nella protezione dei bambini.In secondo luogo, bisogna esaminare l’impatto del confinamento sui bambini: il confinamento prolungato ha un impatto sul loro benessere, ma anche sulla percezione che i bambini hanno del mondo esterno, come luogo di meraviglia e di gioia o pericoloso e pieno di rischi.In terzo luogo, ci sono fattori di rischio elevati: l’aumento del rischio di povertà dovuto alla disoccupazione, la vicinanza agli aggressori che aumenta il diffondersi di abusi e violenza domestica, l’interruzione della continuità dei servizi di assistenza, dei percorsi educativi e sanitari. Infine, è fondamentale potenziare le istituzioni: risposte coordinate; interventi futuri basati su esperienze vissute/professionali e nuovi modelli di welfare di comunità, così come, assicurare una formazione continua, sostenere i professionisti con le nuove tecnologie.


Alessandra Servidori

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  • pdf Fiom - Lettera a Conte - 4 giugno 2020
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Alessandra Servidori

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