Esiste o esisterà mai il fantomatico Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi? La domanda che agita i sonni di pochi italiani circola nei palazzi del potere e sui giornali, ma per ora non ha trovato una risposta credibile. A meno che non si pensi che quella di Calenda – “stiamo lavorando per creare il partito unico in autunno” – sia vera o almeno verosimile. In realtà non ci crede quasi nessuno, forse neanche Renzi che infatti si è chiamato fuori dall’agone televisivo per qualche tempo, lui è in altre faccende affaccendato, conferenze ben pagate all’estero e in Italia, e infine la direzione editoriale del Riformista che gli ha lasciato Piero Sansonetti, il quale è andato a dirigere la resuscitata Unità (senza ovviamente i vecchi colleghi di quel giornale, ma attingendo ai suoi redattori appunto del Riformista che ha lasciato). Non ha insomma tempo da perdere, Renzi, con giochetti politici o politicanti che lasciano il tempo che trovano. Ha sostanzialmente “rimasto solo” Calenda, che infatti è furibondo, visto che della nuova avventura del suo (ex) socio politico l’ha saputo leggendo i giornali. Tuttavia, Calenda resterà capo di Azione e continuerà ogni tanto – sempre più raramente – a concedere interviste ai giornali per ripetere fino alla noia che il futuro è al centro e il centro è composto da sé stesso.
Certo, ora con Berlusconi ricoverato in condizioni critiche si potrà aprire qualche spazio, magari qualche parlamentare di Forza Italia lascerà quel partito per gettarsi tra le braccia di Calenda, come fecero Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini qualche mese fa. Ma in ogni caso di tratterà di casi isolati e non certo portatori di molti voti, insomma piccoli uomini o donne in cerca di un proprio futuro politico, un posticino al sole. Ma è molto più probabile che chi lascerà Forza Italia, o ciò che di essa resterà in piedi, vada a cercare altri lidi su cui approdare, i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (soprattutto) o la Lega di Matteo Salvini. Andranno a destra insomma, perché sanno che lì troveranno più spazio e magari anche qualche ruolo di governo o sottogoverno. Scommettere su Azione invece è una scommessa persa in partenza, tanto più senza Renzi che, per quanto abbia finora ottenuto pochi voti, ha sempre avuto una grande visibilità su giornali e televisioni. Per fare una facile previsione, Calenda più del 7 per cento non riuscirà ad ottenerlo, alle elezioni in Friuli non è neanche arrivato al 3.
E Renzi? Il capo di Italia viva sembra interessato a far politica con altri mezzi, e soprattutto a farsi gli affari suoi, che poi significano milioni guadagnati con le sue conferenze in giro per il mondo arabo. In Italia userà il suo nuovo ruolo per sparare le sue idee o trovate dalle colonne di un giornale più o meno clandestino, nel senso che non lo legge quasi nessuno. Tuttavia, essendo Renzi molto abile nel toccare il tasto giusto per il mondo mediatico, è poco ma sicuro che giornali e televisioni amplificheranno qualsiasi cosa verrà scritta sul Riformista. Ma non vuol dire affatto, anzi, che da questo potrà nascere una nuova forza politica centrista che possa diventare l’ago della bilancia nei futuri assetti politici. Sembra evidente che la destra tenderà a serrare i ranghi con quelli che ci stanno – e non sono pochi – così come è molto probabile che il Pd di Elly Schlein, dopo essersi ricostruito, non potrà far altro che cercare di stringere un’alleanza con i Cinque stelle di Giuseppe Conte. Non sarà quel bipolarismo tanto agognato negli anni da molti politici e pensatori, tuttavia nella sostanza sarà uno scontro tra destra e sinistra. E il Centro di Calenda dovrà attendere tempi migliori, ammesso e non concesso che arriveranno. Nel frattempo avrà molto da fare per stare al passo col suo (ex) alleato, a cui certo non mancano rapidità e abilità nello stare sulla palla.
Riccardo Barenghi