Entro il 28 giugno si dovrà trovare l'accordo sui temi affrontati nei tavoli di concertazione e, soprattutto, su come utilizzare l'extragettito. E' l'obiettivo che si sono posti oggi a Palazzo Chigi Governo e parti sociali, in quello che il leader della Cgil Epifani ha chiamato "l'avvio del confronto".
Per la prima volta, l'Esecutivo detto esplicitamente che le risorse a disposizione dei tavoli sono 2,5 miliardi di euro netti, a cui se ne potrebbero aggiungere altri visto il buon andamento dell'economia. Di più, ha anche presentato una proposta su come utilizzare l'extragettito: 1,3 miliardi per aumentare le pensioni più basse che dovrebbe andare a beneficio di circa 2 milioni di persone e 600 milioni di euro per i giovani da utilizzare, ad esempio, per la totalizzazione dei contributi, la copertura ai fini previdenziali dei periodi di non lavoro per i lavoratori atipici. Si tratta di una parte della riforma degli ammortizzatori sociali discussa in questi mesi. Mentre i restanti 600 milioni verranno suddivisi tra incentivi per la contrattazione di secondo livello, la decontribuzione degli straordinari e altre misure che saranno decise con le parti sociali. Ai giovani e ai pensionati andrà più del 75% del tesoretto, un'indicazione precisa di quali sono le priorità del Governo, come ha tenuto a sottolineare il ministro del Lavoro Damiano. Ed è stato proprio lui a tenere la riunione con le parti sociali. Né il premier Romano Prodi, né il ministro dell'Economia Padoa Schioppa hanno proferito parola, spiegano fonti sindacali. Altra curiosità: di Dpef non si è parlato, se non come termine per fare l'accordo sui temi dei tavoli di concertazione.
Ma sono le pensioni il vero nodo del confronto. Durante l'incontro, Damiano, a quanto si apprende, avrebbe proposto di rinviare il dibattito sul superamento dello scalone a settembre ma i sindacati si sarebbero opposti con forza. L'incertezza generata dalla riforma, spiega Epifani, va fugata al più presto. Una richiesta accolta dal Governo che, durante la conferenza stampa, ha spiegato che l'accordo comprenderà anche questo aspetto, insieme all'adeguamento dei coefficienti di trasformazione. Il problema, però, è che dalle parole di Damiano appare chiaro che il passaggio dallo scalone agli scalini è legato a un risparmio della spesa che dovrebbe venire, principalmente, dall'accorpamento degli enti previdenziali. Appare difficile che le maggiori uscite siano tali da consentire il provvedimento e, comunque, l'accordo sull'accorpamento degli enti para assai difficile. Infatti, l'idea non piace affatto ai sindacati. Il segretario generale della Cisl Bonanni ha ribadito la sua assoluta contrarietà al provvedimento e Luigi Angeletti liquida la faccenda con un "non scherziamo". I soldi per superare lo scalone, avvertono, devono venire da altre fonti anche perché il rapporto deficit/Pil è nei parametri fissati dall'Ue. Sono, invece, d'accordo sull'orientamento del Governo sugli altri provvedimenti purché, avverte Epifani, siano un primo passo a cui far seguire altre azioni una volta che le finanze pubbliche lo permetteranno.
Si riprende martedì, con le osservazioni delle parti sociali.
Giorgia Fattinnanzi