Mentre si direbbe segnato il destino dell’Ispettorato nazionale del lavoro che, dopo l’approvazione della legge di bilancio, dovrebbe essere fagocitato dal ministero del Lavoro, cosa ancora non smentita dalla ministra Calderone, spunta una nuova riorganizzazione dell’ente che prevederebbe un ampliamento delle posizioni dirigenziali centrali dell’ente a quanto risulta al Diario del lavoro.
Sulla base di un documento interno presentato ai sindacati il nuovo assetto, rispetto al decreto dirigenziale 49 del 2023, che compravendeva per la dotazione organica 8 posizioni dirigenziali di livello generale e 86 di livello non generale, prevederebbe un innalzamento della quota rispettivamente a 10 e a 100. Ma oltre all’aumento del numero delle “teste”, ci sarebbe anche una moltiplicazione degli uffici. La nuova organizzazione contemplerebbe il passaggio da cinque a sette direzioni centrali rispetto, e un’ulteriore frammentazione all’interno delle stesse cosi articolata: 4 divisioni all’interno della direzione centrale vigilanza lavoro e sicurezza, 3 per quella dedicata ai servizi all’utenza, aduit e anticorruzione, sempre 3 per la direzione centrale coordinamento giuridico, ben 7 per quella dell’innovazione tecnologica, 5 per le risorse umane e 4 per la direzione centrale amministrazione, bilancio e controllo di gestione. Solo una per l’ufficio di segreteria.
Questo allargamento della parte dirigenziale risulta anomalo per un ente che a breve non dovrebbe non esistere più, e che coordina una platea di 5mila lavoratori, tra ispettori e amministrativi, che va via via assottigliandosi. Ma le anomalie non sono finite qui. Uno dei punti che i dipendenti dell’Ispettorato del lavoro lamentano da tempo è la mancanza di coordinazione con gli altri organi ispettivi e una moltiplicazione di figure e competenze che allontana la nascita di un’agenzia unica di vigilanza e non va verso una moderna tutela del lavoro. Eppure questo nuovo assetto organizzativo prevede addirittura 7 divisioni per la direzione che dovrebbe occuparsi di cybersicurezza di dati, quando la condivisione di questi è sempre più cruciale per intercettare sfruttamento e irregolarità.
Infine il recente decreto sicurezza prevedeva, a parità di bilancio, l’assunzione di 500 nuovi ispettori e di 400 amministrativi. Dei secondi, nessuno varcherà le porte dell’Ispettorato nazionale del lavoro, mentre i primi solo 300 entreranno nei ranghi. Insomma quello che va a configurarsi è un esercito con molti generali e con sempre meno soldati sul campo per tutelare la salute, la sicurezza e il rispetto della normativa sul lavoro.
Tommaso Nutarelli



























