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Home - Blog - Il Natale col Grinch al governo

Il Natale col Grinch al governo

di Nunzia Penelope
20 Novembre 2020
in Blog
Il Natale col Grinch al governo

Dice una famosa battuta: “mettere Dracula a capo dell’Avis”. Parafrasandola, oggi direi così: “mettere il Grinch a decidere sul Natale”. Il premier Conte si sta comportando esattamente come il noto personaggio del film interpretato da Jim Carey. ”Feste festini e festoni non sono pensabili”, dice il premier. ”Baci e abbracci scordateveli”. Giorni fa altri esponenti del governo avevano denunciato come “follia” anche solo immaginare feste natalizie. Altri si indignano: ”scandaloso che si pensi al Natale con tutti i problemi che abbiamo”. Personalmente, non sento particolarmente il mito delle Sante Feste. Tutto l’ambaradan di decorazioni, lucine, alberi, spadellamenti e apparecchiamenti, l’ho spesso visto come un faticoso tributo da pagare in cambio di quei dieci giorni di ferie che il Natale si porta dietro. (Ndr: aggiungo, per amore di verità, che in anni recenti ho imparato ad accettarlo, con gioia, per amore delle mie figlie che al Natale sono molto attaccate). Ma questo era per dire che non mi scandalizza se il governo Conte parla del Natale come del Male Assoluto. È evidente: c’è un rischio colossale che si prospetta, con l’allentamento dell’attenzione e del rigore. Ed è giustissimo studiare il modo per evitare che la Befana, oltre a portar via tutte le feste come da proverbio, porti una nuova ondata di contagi con relativa scia di morti e intasamenti ospedalieri.

E tuttavia. C’è modo e modo di dirlo, prima ancora che di farlo: per esempio, si potrebbe affrontare il problema con maggiore rispetto nei confronti di quei milioni di persone, la stragrande maggioranza, a cui il Natale piace, che lo ritiene importante e che se ne priverebbe con grande dolore. Soprattutto quei milioni di persone per le quali il Natale è la sola festa, nel corso di un anno dove non c’è spazio, modo, possibilità, cognizione, per week end culturali, viaggetti infrastagionali, vacanze intelligenti, shopping consapevole, eccetera. E non parlo del 2020, dove non ce ne sono stati per nessuno; ma di tutti gli anni della vita intera.

Stiamo sempre a riempirci la bocca con l’attenzione per gli ultimi, per i meno fortunati, eccetera. Ebbene, proprio tra i c.d. ultimi ci sono i più fervidi santificatori del Natale. L’irrinunciabilità della festa è inversamente proporzionale alla disponibilità di denaro, di cultura, di occasioni. Meno se ne hanno, più diventa essenziale avere un abete decorato, un presepietto, un brindisi, un pranzo diverso dalla solita minestra: per sentirsi parte – per una sera, una giornata- di qualcosa di universale.

I toni governativi variano invece dal minaccioso – accusatorio (“no alle adunate famigliari! no ai cenoni! no al pandoro e no pure al panettone!) all’irridente-denigratorio: “ma mica penserete di festeggiare il Natale? siete davvero così untori, o peggio: così cheap, così demodé’, così superficiali? non sapete che il paese ha ben altri problemi che il Natale?”. Sugli stessi toni pure i commentatori sui vari giornali, che spiegano, ex cathedra, come sia più importante ”vivere spiritualmente il Natale”, si appellano alla “sobrietà”, eccetera. Certo: se hai sempre avuto tutto, un Natale in solitudine e senza niente può essere perfino una novità curiosa, anzi: un riposo. Ma se non hai niente la sobrietà, pur così elegante, rimane solo una privazione insopportabile.

Il governo commette poi anche un altro errore, ed è quello di continuare a immaginare un paese che non esiste. O meglio, di immaginare un paese che è solo una piccola parte dell’Italia, quella dove la famiglia è ancora una famiglia tradizionale. Dopo la famosa sciocchezza sui ”congiunti”, ecco che si prospetta il divieto di passare le feste con altri che non siano ”parenti di primo grado”, e men che mai con appartenenti a “nuclei famigliari diversi”. Ma che significa? Ma davvero tocca dare ragione a Giorgia Meloni, che con una delle sue illuminazioni di puro spirito romanesco ha osservato che anche gli stessi fratelli, tra di loro, sono ”solo” parenti di secondo grado? e se una famiglia ha due figli, che fa? uno lo tiene a tavola e l’altro sul ballatoio? E tutti i single, gli orfani di entrambi i genitori, gli sposati senza figli, le famiglie nate dalla somma di diversi matrimoni con relativo corredo di numerosi figli misti, o semplicemente quelli a cui la propria famiglia non sta simpatica: che fanno? Natale da soli? Sparpagliati? Tutti insieme ma fuori legge?

So benissimo che la risposta a queste domande è una sola: buonsenso. Ma appunto: è quello che manca a questo paese. Non solo a un governo che un giorno apre le discoteche e l’altro chiude le scuole, ma agli stessi cittadini italiani. Che ancora sono insofferenti alle mascherine, ancora intravvedono complotti, ancora si dividono tra le proteste di chi vorrebbe tutto aperto, perché tanto il covid non esiste, e chi tutto chiuso, perché sennò di covid moriremo tutti. Ma che soprattutto sentono la mancanza di una direzione chiara, univoca, precisa: di cosa ci aspetta, di cosa si può fare e cosa no. Negli altri paesi le tv sono piene di spot, oltretutto bellissimi, promossi dai governi per sensibilizzare i cittadini, perché si tengano comportamenti adeguati a contenere il contagio. Lo hanno fatto in Germania, in Francia, in Spagna, in Uk, e perfino negli Usa negazionisti di Trump. Da noi, le pubblicità in Tv rappresentano ancora il ”mondo di prima”, dove non esistono mascherine, distanziamenti, virus, niente. Negli altri paesi i capi di stato e di governo – Merkel, Macron, Johnson, Biden – hanno parlato alla nazione, con sincerità e chiarezza, chiedendo non sobrietà, ma attenzione, cura, responsabilità. Da noi, l’informazione è affidata alle uscite estemporanee da talk di politici, ministri, sottosegretari, virologi, scienziati, influencer, pincopallini, eccetera. Tutti con la loro certezza in tasca, e ovviamente tutti con una certezza diversa dall’altra. Tutti pronti a un diktat, o all’altro. A Natale manca un mese, dunque chissà quante ne sentiremo ancora. Però mi domando: invece di sparare scemenze a ruota libera, non sarebbe più semplice fare come gli altri paesi? Rivolgersi agli italiani con rispetto, da adulti ad adulti, e chiedere, ma anche offrire, serietà e sensatezza? E lo so, forse è chiedere troppo. Forse nemmeno Babbo Natale potrebbe.

Nunzia Penelope

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