di Marianna De Luca, Università Cattolica di Milano
Il 16 aprile scorso le Società del Gruppo Parmalat e le organizzazioni sindacali nazionali del settore agroalimentare FAI Cisl, FLAI Cgil e UILA Uil hanno raggiunto un’intesa per il rinnovo del contratto integrativo aziendale. E’ il primo della nuova Parmalat dopo il crack finanziario del 1993 i cui riflessi pesano ancora sulla situazione economico-finanziaria dell’azienda. L’elemento di maggior evidenza dell’accordo è senza dubbio il cospicuo piano di investimenti e le qualificate iniziative con le quali l’azienda intende far fronte ad una situazione di «discontinuità» dello scenario di mercato, a livello nazionale e internazionale, in cui le trasformazioni della domanda dei consumatori si sommano alle difficoltà derivanti dalla lievitazione dei costi delle materie prime e dell’energia.
Nella parte introduttiva dell’accordo (un testo di 45 pagine in cui si affronta una vasta gamma di materie) si chiarisce il senso delle azioni che il Gruppo Parmalat intende intraprendere: «In un contesto così difficile – si legge – Parmalat ha difeso le proprie quote di mercato dei prodotti tradizionali e dei marchi locali e ha promosso l’introduzione sul mercato di prodotti innovativi sia nel latte e derivati che nelle bevande a base di frutta. Adesso occorre aprire una nuova fase per consolidare il risanamento e puntare allo sviluppo del Gruppo».
Tenuto conto dei risultati del primo trimestre 2008 presentati da Parmalat il 14 maggio scorso – che hanno evidenziato una situazione in cui il fatturato è in amento (+6,7%) ma l’utile è in diminuzione rispetto ai primi tre mesi dell’anno precedente (90,2 milioni di euro a fronte dei 110,3 milioni del primo trimestre 2007) – il piano di investimenti e le iniziative di specializzazione dei siti produttivi che riguarderanno le produzioni presenti in Italia e che garantiranno il mantenimento dei livelli di occupazione si presentano come momento di attuazione di una strategia in cui le esigenze di consolidamento e sviluppo del Gruppo nel medio-lungo periodo fanno premio sulle esigenze dei mercati finanziari e mirano a garantire il recupero di margini di redditività e di produttività attraverso azioni che guardano ad una prospettiva di miglioramento della performance di più lungo periodo. Questo spiegherebbe coma mai, ancorché il 15 maggio sia stato necessario sospendere il titolo in borsa per eccesso di ribasso, le valutazioni degli analisti sullo stato di salute dell’azienda siano generalmente positive e anche le organizzazioni sindacali abbiano espresso il loro apprezzamento per le scelte effettuate, tenuto conto delle caratteristiche di complessità della situazione che il management Parmalat si trova ad affrontare.
Investire per migliorare la redditività e specializzare i siti per aumentare l’efficienza
Ciò che nell’accordo viene annunciato è, in via di estrema sintesi, un piano a medio termine di investimenti in ricerca, innovazione, qualità e sicurezza dei prodotti con l’obiettivo da un lato di aumentare i volumi di produzione e dall’altro di spostarsi su prodotti innovativi che garantiscano un miglioramento dei margini di redditività del Gruppo. Contestualmente si provvederà, con riferimento all’area industriale, a specializzare i singoli siti produttivi su tipologie definite di prodotti. Le ricadute sul piano dell’occupazione che la specializzazione dei siti inevitabilmente produrrà saranno oggetto di discussione con le organizzazioni sindacali: “Per la gestione di eventuali problemi derivanti dalla specializzazione dei siti, con conseguente spostamento di produzioni ed impianti …. Le Parti attiveranno appositi incontri nelle aree e nei siti interessati con l’obiettivo di individuare soluzioni equilibrate e non traumatiche (pensionamenti, risoluzioni consensuali, percorsi di valorizzazione e/o riconversione professionale ….”
Un ottimale utilizzo degli impianti potrà consentire di internalizzare talune produzioni e stabilizzare il lavoro ricorrente
A fronte dell’importante piano di investimenti presentato dall’azienda, le Parti hanno quindi concordato sulla necessità di “trovare strumenti organizzativi idonei ad assicurare l’ottimale utilizzo degli impianti e azioni mirate al costante aumento della produttività”. Nella pratica è affidato alle RSU di sito di definire “un’articolazione dei calendari che colgano appieno le richieste produttive, nel rispetto delle esigenze e delle condizioni dei lavoratori”.
Per i lavoratori e le organizzazioni sindacali non sono previsti solo sacrifici. Si è stabilito infatti che una ottimale utilizzazione degli impianti potrà consentire, a determinate condizioni, sia l’internalizzazione di alcune produzioni oggi svolte all’esterno sia la stabilizzazione dei rapporti di lavoro (contratti a tempo determinato e somministrazione di lavoro).
La ricerca di un equilibrio tra le diverse esigenze si coglie in più parti dell’accordo: l’esigenza aziendale di far corrispondere l’utilizzo degli impianti con la “discontinuità degli andamenti produttivi” verrà soddisfatta facendo coincidere i riposi con i periodi di minor attività produttiva; nel contempo si farà fronte a esigenze stagionali/temporanee non richiedendo prestazioni aggiuntive ai singoli lavoratori ma con riscorso a contratti a termine e a lavoro somministrato. Viene inoltre accolta la richiesta di prorogare i contratti part-time in essere (che spesso rispondono ad esigenze di bilanciamento lavoro-famiglia, confermando la disponibilità dell’azienda ad accordarne di nuovi, nel rispetto dei limiti quantitativi definiti dal contratto nazionale.
Il contributo professionale delle persone principale fattore di successo di ogni impresa
Non è possibile in questa sede dare conto puntualmente delle numerose previsioni inserite nell’accordo in tema di Pari Opportunità (si segnala l’individuazione del Responsabile Sviluppo Risorse Umane quale interlocutore delle RSU su tutte le problematiche/iniziative riferite alle PO); Responsabilità sociale (adozione del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D.lgs. 231/01 e Codice di condotta); Ambiente Salute e Sicurezza (con analitica esplicitazione delle azioni previste per i prossimi due anni e che vanno dal Progetto infortuni zero alle azioni finalizzate alla migliore e uniforme gestione degli appalti attraverso il sistema DUVRI, e che sono accompagnate da ampi interventi informativi/formativi quali la bacheca della sicurezza e la settimana della sicurezza: programma di interventi da progettare assieme ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza); Qualità (è prevista la certificazione del sistema di sicurezza alimentare e l’attuazione del Progetto difetti zero, progetti che saranno oggetto di approfondimento/confronto in sede di Comitato consultivo), Sviluppo Organizzativo (formazione e identificazione di nuove figure professionali); Fondo sanitario integrativo; nuove mense aziendali.
Su ruolo delle persone (così nel testo) nell’organizzazione vale la pena di richiamare un’affermazione contenuta nell’accordo che ha quasi il tono di una mission aziendale: “Il Gruppo Parmalat riconosce la centralità delle risorse umane, nella convinzione che il principale fattore di successo di ogni impresa sia costituito dal contributo professionale delle persone che vi operano, in un quadro di lealtà, fiducia reciproca e garanzia delle pari opportunità.”
Le relazioni industriali efficace strumento di regolazione nei cambiamenti di scenario competitivo
Per quanto riguarda più specificamente le relazioni industriali, le Parti “confermano il modello di relazioni basato sul coinvolgimento partecipativo” e si preoccupano di stabilire quale ne sia lo scopo: “per affrontare i cambiamenti dettati dallo scenario competitivo, riconoscono reciprocamente il loro ruolo nella regolazione efficace dei fenomeni connessi al suddetto scenario … “.
A tal fine compiti e ruoli dei soggetti del sistema vengono definiti e articolati come segue:
A livello nazionale. La contrattazione e il confronto a livello di Gruppo sono di competenza delle Segreterie nazionali delle organizzazioni nazionali Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil con competenza esclusiva sulle materie economiche riferite al Gruppo. A questo stesso livello si conviene di confermare il già esistente Coordinamento nazionale delle RSU composto da delegati di stabilimento. Il coordinamento – che si riunisce due volte l’anno per l’informativa nazionale al quale è demandato il ruolo di monitoraggio delle problematiche di competenza delle RSU nelle diverse realtà. Sempre a livello nazionale viene costituito un Comitato consultivo nazionale composto da tre componenti delle Segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali di settore e da tre membri designati nell’ambito del Coordinamento nazionale delle RSU. Il Comitato consultivo nazionale incontrerà in specifiche sessioni il management aziendale per approfondire assetti e strategie industriali del Gruppo con particolare riferimento ai profili relativi all’occupazione e alla salute/sicurezza.
A livello di stabilimento. Alle RSU o al loro Comitato esecutivo sono affidate “le titolarità” previste dal contratto quali, a titolo esemplificativo, orari di lavoro e calendari annui, ambiente/salute/sicurezza, organizzazione del lavoro, flessibilità, inquadramento del personale, formazione professionale, contratti a termine e tematiche connesse al Premio di risultato (di competenza del livello nazionale). In quest’ambito, le RSU potranno essere assistite (così nel testo) dalle strutture territoriali Fai, Flai, Uila.
I due livelli – si specifica – affronteranno materie e questioni tra loro distinte e non ripetitive.
Restano confermate inoltre le Commissioni Tecniche Paritetiche – sede tecnica e non negoziale – con il compito di approfondire la reciproca conoscenza degli argomenti sotto il profilo operativo anche al fine di fornire elementi conoscitivi, di valutazione e/o di proposta. Le Commissioni Tecniche Paritetiche vengono costituite a livello di Gruppo (sei rappresentanti per parte) e a livello di Stabilimento.
Per quanto riguarda invece la dimensione internazionale, convengono che il livello di informazione e confronto adeguato sia il già costituito l’organismo di coordinamento europeo la cui composizione andrà adeguata al nuovo perimetro del Gruppo.
Premio di rsultato aziendale momento di verifica della correttezza delle scelte di gestione
L’accordo Parmalat si segnala non solo per il suo contenuto tipico di relazioni industriali ma anche come esplicitazione di una strategia di gestione fortemente industriale che punta al miglioramento della produttività/redditività attraverso iniziative che si basano da un lato su ricerca-innovazione-qualità (si segnalano tra le altre cose l’impegno per la riduzione dei costi di energia con investimenti per il risparmio energetico dall’altro gli accordi con i fornitori/partner di materia prima per contenere i costi e nel contempo garantire la qualità dei prodotti) e dall’altro sulle risorse umane; in questo quadro le relazioni industriali rappresentano uno strumento di regolazione efficace dei processi di cambiamento organizzativo e sociale necessari per darvi attuazione.
La verifica dell’efficacia di questa manovra si vedrà nella fase di consuntivazione dei risultati e del sistema premiante; l’accordo integrativo aziendale ha infatti ridefinito il Premio variabile di risultato che è stato articolato in una componente “Redditività” (20%) legato alle variazioni dell’EBITDA e una componente “Gestionale” (80%) su obiettivi di qualità ed efficienza.
Tenuto conto che nella trimestrale Parmalat ha dichiarato che ha individuato e sta implementando azioni proprio per mantenere il target dell’EBIDTA (per l’esercizio 2008 l’azienda prevede che detto indicatore debba attestarsi intorno al 7%) non può sfuggire come la quota del premio presenti una reale variabilità e si presenti con un indicatore “forte” del recupero di redditività rispetto al quale le iniziative di piano sono destinate: una cosa seria, insomma.


























