di Raffaele Delvecchio
“Le leggi ottime sono le poche e brevi che s’accordano al costume del popolo e al bene comune. Le leggi tiranniche sono molti lacciuoli che ad uno o a pochi sono utili e non s’accordano col costume pubblico, purché crescano li pochi autori di esse”. Così l’aforisma numero 36 nella Città del sole di Tommaso Campanella.
Il 1° maggio scorso è entrato in vigore il nuovo codice del lavoro francese, ribattezzato “libretto rosso” da “Le Monde” nell’inserto di martedì scorso. Il sito del ministero del Lavoro offre ai lettori che ne vogliano sapere di più una presentazione dell’attività svolta e una prima nota esplicativa.
Le precedenti codificazioni risalivano al 1910 e al 1973. Il punto di partenza è costituito da una decisione del Consiglio Costituzionale, che il 16 dicembre 1999 affermò che l’eguaglianza davanti alla legge poteva non essere effettiva se i cittadini non avessero avuto a disposizione una conoscenza sufficiente delle norme loro applicabili (cd obiettivo di accessibilità e intelligibilità della legge). Il tema ovviamente presentava esigenze importanti per il diritto del lavoro.
Con successive leggi del 2004 e del 2006 sono stati definiti compiti e attività che nel 2007 hanno portato alla produzione di un testo sul quale si è aperto un confronto “movimentato” tra le parti sociali. In particolare, poi, un gruppo di parlamentari ha adito il Consiglio Costituzionale, che il 17 gennaio scorso ha convalidato il nuovo testo. Con circolare dell’8 aprile il direttore generale del ministero del Lavoro ha emanato una circolare esplicativa sugli effetti dell’entrata in vigore, avvenuta, come abbiano detto, il 1° maggio di quest’anno.
Il codice consta di 9964 articoli, suddivisi per le seguenti materie: relazioni individuali, relazioni collettive, durata-salario-partecipazione azionaria e risparmio dei lavoratori, sicurezza sul lavoro, mercato tutelato del lavoro, formazione professionale continua, disposizioni speciali, e, infine, controllo e ispezione.
I lavori sono stati condotti da una commissione d’esperti e da una commissione superiore a diretto riporto del primo ministro.
Il tempo dirà se questi quasi diecimila articoli, che riepilogano l’intera materia lavoristica, saranno riconducibili ai lacci e ai laccioli di Campanella o invece riusciranno a essere leggi ottime. Una cosa comunque mi sembra utile e doverosa dire oggi: quanto traspaia da questa iniziativa un senso di concretezza e di una pedagogia normativa che rafforza il rapporto del cittadino con le istituzioni e con le regole.
Potremmo dire: gioco, partita e incontro per la Francia!



























