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Home - Rubriche - Giochi di potere - Il sacrificio di due ministri

Il sacrificio di due ministri

di Riccardo Barenghi
6 Febbraio 2025
in Giochi di potere
Il sacrificio di due ministri

CARLO NORDIO, MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, MATTEO PIANTEDOSI, MINISTRO DELL'INTERNO

Il momento peggiore del governo guidato da Giorgia Meloni è arrivato mercoledì 5 febbraio in Parlamento. Quando in sua assenza, da lei fermamente voluta, i suoi due ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sin sono dovuti arrampicare sugli specchi per giustificare l’ingiustificabile, ovvero la rapidissima liberazione e l’altrettanto rapido rimpatrio in Libia del “criminale” Almastri, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità. In particolare, il generale libico avrebbe (anzi, ha) torturato, stuprato e ucciso centinaia di migranti, tra cui diversi bambini, nei lager dove sono imprigionati per impedire che si mettessero in mare per raggiungere le coste italiane, cioè europee.

La premier non si è presentata in Parlamento, evidentemente preoccupata di dover affrontare una questione dalla quale non le sarebbe stato facile uscire indenne, meglio “sacrificare” i suoi due colleghi di governo in modo da non dover “metterci la faccia”, come si dice oggi. Tuttavia la sua faccia, di solito indomita (della serie “non sono ricattabile”), stavolta l’ha persa anche senza mettercela, essendo lei la principale responsabile della scandalosa storia libica.

Purtroppo è molto probabile che tutto questo non avrà conseguenze negative sui sondaggi che continuano a premiarla, la questione che riguarda i migranti è considerata da almeno metà degli italiani un problema da risolvere in tutti i modi, con le buone (raramente) e con le cattive (spesso e volentieri). Inoltre, e ancora purtroppo, gli accordi con Tripoli furono sottoscritti dal premier Paolo Gentiloni e dal suo ministro dell’Interno Marco Minniti, e poi confermati dal governo di Giuseppe Conte: dunque ha gioco facile la destra a sostenere che è stata la sinistra (chiamiamola così, solo per capirci) ad aprire la strada sulla quale poi il governo di destra si è infilato di buon grado: meno migranti arrivano nella nostra “patria” e meglio è, qualsiasi siano i mezzi per impedir loro di venire a darci fastidio e soprattutto a smentire la propaganda melonian-salviniana delle frontiere chiuse, i blocchi navali e via dicendo. I diritti umani, qualora i migranti fossero considerati esseri umani da chi ci governa, non sono rilevanti ma si possono tranquillamente sacrificare sull’altare di un potere da conservare a tutti i costi.

Ma per conservare quel potere non basterà la politica contro gli sbarchi (che peraltro a gennaio sono pure aumentati) e neanche l’idea fallimentare del centro di detenzione in Albania, ripetutamente bocciata dai magistrati che hanno costretto il governo a provvedere all’ennesimo rientro in Italia della quarantina di migranti che solo qualche giorno prima erano stati deportati al di là dell’Adriatico. Servirà invece a Giorgia Meloni intervenire pesantemente sulle questioni che toccano gli italiani e di cui prima o poi si accorgeranno. Parliamo della sanità, della scuola, della disoccupazione giovanile dei prezzi che aumentano. E qui non c’è propaganda che tenga, qui si gioca il futuro del governo e anche del Paese. Finora però – e purtroppo di nuovo – la difficile situazione economica dei cittadini non ha trovato riscontri nei sondaggi che ripropongono le stesse cifre, ossia il 30 per cento o poco meno per Fratelli d’Italia e appena sotto il 10 i suoi alleati forzisti e leghisti. Che sommati portano la maggioranza a sfiorare il 50 per cento dei consensi. E questo malgrado la leader del Pd, il capo dei Cinquestelle e quelli di Verdi e Sinistra non perdano occasione per insistere sui temi sociali. Ma finora non c’è stato niente da fare, sembra che si tratti di questioni secondarie mentre riguardano la vita materiale delle persone, la possibilità di mangiare senza spendere troppo, di affittare una casa senza doversi indebitare per decenni, il diritto di curarsi senza dover aspettare mesi per un’analisi o ricorrere alla sanità privata che costa un occhio della testa (così come le assicurazioni), e tutto ciò che concerne la quotidianità, ovvero la possibilità di vivere non dico bene ma almeno  decentemente. Ecco, solo quando la maggioranza degli italiani si accorgerà  di tutto questo, forse anche i sondaggi cambieranno. E il centrosinistra potrà cominciare almeno a pensare di poter vincere le elezioni quando ci saranno.

Riccardo Barenghi

Riccardo Barenghi

Riccardo Barenghi

Giornalista

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