Il giudice del Tribunale di Roma ha respinto questa mattina il ricorso presentato dalla Fiom contro le 19 procedure di mobilità annunciate da Fabbrica Italia Pomigliano lo scorso 31 ottobre, e sulle quali non si è trovato un accordo tra azienda e sindacati. Il giudice ha ritenuto che vi fosse un difetto di legittimazione, da parte della Fiom, a proporre ricorso, in quanto l’atto (il licenziamento) deve essere compiuto perché si possa valutare un eventuale danno. Inoltre, scrive il giudice, “Fiom non può sostenere che la mobilità dichiarata per i 19 operai sia stato un atto di ritorsione dopo la sentenza della corte d’appello di Roma – quella che ha ordinato la riassunzione di 145 operai iscritti alla Fiom -, solo sulla base del fatto che la dichiarazione dell’azienda è arrivata immediatamente dopo quella sentenza”.
“Il fatto che il Tribunale abbia rigettato il nostro ricorso per dichiarare illegittima la procedura di mobilità – accusa il segretario generale della Fiom Maurizio Landini – è dovuto al fatto che due giorni prima gli altri sindacati, Fim, Uilm, Fismic e Ugl, hanno firmato un verbale che riconosce che a Pomigliano ci sono più di duemila esuberi, quindi un atto che ha permesso al Tribunale,
oggettivamente, di riconoscere che l’azienda può aprire la procedura di mobilità”. (LF)
Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali
Direttore responsabile: Massimo Mascini
Vicedirettrice: Nunzia Penelope
Comitato dei Garanti: Mimmo Carrieri,
Innocenzo Cipolletta, Irene Tinagli, Tiziano Treu

























