Sulla vicenda Ilva, per il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, il ricorso al Tar della regione Puglia è “un grave errore” e Maurizio Landini, segretario confederale della Cgil, chiede di ritirare il ricorso.
“È un grave errore – ha sottolineato Furlan – Non possiamo condividere la scelta del Governatore della Puglia, Michele Emiliano di ricorrere al TAR. Sono in ballo 20 mila posti di lavoro la cui sopravvivenza è legata al piano di risanamento industriale che deve coniugare l’occupazione e la tutela dell’ambiente e della salute”.
Per Furlan, iI problemi dell’Ilva di Taranto “devono essere affrontati con il massimo senso di responsabilità, senza ripicche personali o sventolando bandiere ideologiche. E’ legittimo che la regione Puglia ed il comune di Taranto diano il proprio contributo positivo su questa vicenda – prosegue il leader della Cisl – ma tutto questo non deve avvenire ponendo veti o allungando i tempi per rinviare le decisioni opportune. Alla Cisl sta a cuore il destino di tante famiglie ed il futuro produttivo dell’Ilva che è fondamentale per la Puglia e per tutto il Mezzogiorno. Per questo – conclude Furlan – ci vuole un assunzione di reponsabilità da parte di tutti, soprattutto dalle istituzioni regionali e locali, altrimenti a pagare saranno solo i lavoratori e la comunità di Taranto”.
Sulla stessa linea Landini: “Chiediamo alla Regione Puglia di ritirare il ricorso al Tar con cui ha impugnato il dpcm sul piano ambientale – ha sottolineato Landini all’Assemblea nazionale della siderurgia – e al ministro Calenda di non congelare le trattative in corso su Ilva”.
“La strada da seguire – ha sottolineato il segretario confederale Cgil – è quella del confronto: devono andare avanti sia la trattativa con Arcelor Mittal, sia il tavolo sull’Accordo di programma di Genova che quello territoriale in Puglia sulla questione ambientale”. Inoltre, Landini afferma di aver “apprezzato franchezza e trasparenza del ministro Calenda”, intervenuto questa mattina all’Assemblea. “L’obiettivo – continua – è di salvaguardare l’occupazione e il sistema industriale, rilanciandoli, e per affrontare la situazione che si è creata dentro e fuori gli stabilimenti, anche dal punto di vista dell’ambiente e della salute, tutti i soggetti coinvolti devono fare la loro parte e assumersi le proprie responsabilità”.
Per quanto riguarda il merito del piano industriale “continuiamo a dire a AM che vi sono alcuni nodi non convincenti, in quanto con una produzione a regime fino a 8 milioni di tonnellate è necessario mantenere gli attuali livelli occupazionali e non sono accettabili riduzioni salariali”. Per il segretario confederale della Cgil sul fronte del piano ambientale occorre “accelerare sugli investimenti e utilizzare le migliori tecnologie a disposizione”.
“Abbiamo chiesto – ribadisce infine Landini – che dentro la nuova società entri Cassa Depositi e Prestiti quale soggetto pubblico in grado di dare garanzie e operare controlli sugli investimenti”, e “non avremmo nulla in contrario se anche le Regioni interessate volessero entrare nella nuova società”.