Lieve moderazione dell’attività delle imprese nell’area euro. Secondo i dati elaborati dalla società di ricerche Ihs Markit, ad agosto l’indice dei responsabili degli approvvigionamenti si è attestato a 55,7 punti, dai 55,8 di luglio, con la crescita della produzione relativa al terzo trimestre tra i valori migliori degli ultimi sette anni, sebbene leggermente inferiore ai valori record del trimestre precedente.
In questa indagine, i 50 punti sono il limite tra espansione e calo dell’attività.
In particolare, ad agosto brilla la produzione manifatturiera, con un tasso di incremento che ha recuperato gran parte dello slancio perso a luglio. La crescita dell’attività del terziario segna invece un rallentamento ai minimi in sette mesi, restando però superiore alla tendenza di lungo termine.
A sostenere l’espansione continua della produzione nell’eurozona è stato l’ulteriore e solido incremento delle nuove commesse, sebbene sia stato il meno significativo degli ultimi sette mesi.
Questo rialzo ha a sua volta generato un accumulo di commesse inevase, al quale le nazioni monitorate hanno risposto con una maggiore creazione di posti di lavoro.
Il capo economista di Markit, Chris Williamson, stima che, stando agli alti valori del Purchasing managers’ index di luglio e agosto, “le condizioni sono buone per un alto rendimento del Pil anche nel terzo trimestre, con le indagini che indicano tassi di crescita storicamente assestati sullo 0,6%”.
“L’eurozona – prosegue – è sulla strada giusta per raggiungere un incremento del PIL pari al 2,1% nel 2017, che equivale al miglior risultato registrato dal 2007. Ci sono buoni motivi per essere ottimisti sulle possibilità che questa tendenza alla crescita possa continuare: infatti, per quanto gli indicatori sul futuro, come il flusso di nuove commesse e la fiducia delle imprese, siano diminuiti ai livelli di inizio anno, restano comunque elevati al punto da lasciar intendere che un eventuale rallentamento nei prossimi mesi sarà comunque assai modesto”.
“La creazione di posti di lavoro – conclude Williamson – è in qualche modo rallentata, ma resta comunque significativa, lasciandoci intendere che la disoccupazione dell’eurozona continuerà a ridursi, favorendo la fiducia e l’aumento del potere di acquisto dei consumatori”.
E. M.