Il “Jobs Act” elaborato dal governo guidato da Matteo Renzi va “approvato e reso operativo rapidamente”, afferma l’Ocse “in modo da ridurre i costi di licenziamento e, in particolare, ridurre l’incertezza sull’esito dei licenziamenti economici”. Inoltre, secondo l’Organizzazione parigina bisognerebbe procedere a modificare l’articolo 18 nella parte in cui prevede il diritto al reintegro in caso di licenziamento ingiustificato.
“Una opzione sul tavolo – afferma infatti l’Ocse nella scheda sull’Italia contenuta nel suo rapporto annuale sul lavoro – consiste nella sostituzione (salvo nel caso di discriminazione) del diritto di reinserimento con un’indennità crescente con l’anzianità di servizio”.
Nuove norme di questo tipo dovrebbero poi essere applicate “allo stesso modo per l’interruzione di contratti permanenti e temporanei (anche se giunti a scadenza) come accade in Irlanda e nel Regno Unito”.
Mentre a seguito della riforma Fornero del 2012, secondo l’Ocse, in Italia il mercato del lavoro ha parzialmente ridotto la sua eccessiva dipendenza dai contratti atipici. “Ma le imprese tendono ancora ad assumere lavoratori giovani e inesperti solo attraverso contratti a tempo determinato. La quota di nuovi assunti con tale contratto è pari al 70 per cento, una delle più elevate tra i paesi Ocse”.
“Pur rispondendo al bisogno di aumentare rapidamente l’occupazione, la recente liberalizzazione dei contratti a tempo determinato potrebbe condurre ad accrescere nuovamente il dualismo del mercato del lavoro”, afferma l’ente parigino nel suo rapporto annuale sull’occupazione. E per questo chiede una rapida approvazione del Jobs Act e modifiche allo statuto dei lavoratori.


























