“Esprimiamo forte preoccupazione per il persistente calo della produzione, che continua ormai da 26 mesi consecutivi. I dati ufficiali confermano un declino incessante, evidenziando come il settore industriale sia in piena crisi strutturale. Uscire dalla spirale negativa richiede interventi immediati e decisivi, il nostro sistema produttivo non può più attendere”. Così il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo commenta di dati diffusi questa mattina dall’Istat.
“Se confrontiamo i dati con altre aree europee – sottolinea il dirigente sindacale – emerge una realtà amara: mentre in Eurozona si registra una crescita della produzione industriale dello 0,8%, in Francia un aumento del 3,8%, e in Spagna uno dell’1%, in Italia a giugno, su base mensile, ci fermiamo ad un modesto + 0,2%, ma il quadro tendenziale rimane negativo, con una diminuzione complessiva del 0,9% su base annua”.
“Le flessioni maggiormente significative interessano i settori più strategici: tessile, abbigliamento e molti altri comparti produttivi registrano cali fino all’8%. Seguono la produzione di prodotti chimici (-3,2%), la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e quella di prodotti in metallo e la metallurgia (-3,0% per entrambi). La produzione di mezzi di trasporto si attesta su un dato tendenziale negativo, con un calo dello 1,5%. E se altri settori strategici come la produzione di coke e prodotti petroliferi raffinati, l’attività estrattiva e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria, hanno mantenuto dati mensili positivi grazie a incrementi tendenziali, non si compensa comunque il quadro generale di crisi”.
“Le cause di questa crisi strutturale – sostiene Gesmundo – sono imputabili principalmente alla mancanza di politiche industriali efficaci, capaci di contrastare il progressivo declino e di favorire un ambiente favorevole alla crescita, all’innovazione e allo sviluppo delle filiere produttive nazionali. La situazione rischia di aggravarsi ulteriormente con le recenti misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti, come i dazi, che mettono a rischio il settore industriale del Made in Italy e la sua competitività sui mercati internazionali”.
“Chiediamo alle istituzioni un intervento urgente e concreto: è indispensabile mettere in campo politiche di sostegno all’industria, investimenti in innovazione e formazione, e strategie di tutela del mercato interno e delle filiere produttive nazionali”, conclude il segretario confederale della Cgil.