Nel terzo trimestre l’attività produttiva metalmeccanica, in termini congiunturali si è mantenuta positiva, dal +1,1% del primo trimestre al +1,6% del terzo. Anche in termini tendenziali, dopo i risultati negativi dei primi due trimestri (rispettivamente -5,8% e -2,6%), nel terzo trimestre il settore ha registrato un incremento del 3,2%.
E’ quanto emerge dalla consueta Indagine congiunturale di Federmeccanica.
Tuttavia, tra gennaio e settembre dell’anno in corso, i livelli di produzione settoriale risultano mediamente inferiori del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, con una contrazione più accentuata di quella registrata per l’intero comparto industriale (-1,7%). A condizionare l’attività produttiva metalmeccanica è stato, in particolar modo, il sensibile calo tendenziale della fabbricazione di Autoveicoli e rimorchi (-14,3%) accompagnato dalle contrazioni registrate nelle produzioni di Prodotti in metallo (-2,5%), di Macchine e apparecchi elettrici (-1,6%) e di Macchine e apparecchi meccanici (-1,3%).
La vicepresidente di Federmeccanica, Alessia Miotto, ha commentato: “Siamo ancora dentro un tunnel e le luci sono flebili. Ci sono alcuni segni più ma non si possono definire segnali positivi perché il quadro complessivo è molto fosco e perché siamo molto distanti da quegli standard necessari per sostenere un’adeguata crescita del settore”. Secondo Miotto occorre “fare grandi sforzi come Sistema Paese per recuperare mettendoci in carreggiata e per andare avanti all’insegna della crescita. È necessario affrontare e risolvere il problema della produttività che da troppo tempo costituisce un freno allo sviluppo dell’Industria e del Paese. Sono chiari gli ambiti di intervento e si deve incidere su tutti i fattori abilitanti, sia nel breve che nel medio e lungo termine. Ognuno deve fare la propria parte. Le parti sociali, anche con il rinnovo del Ccnl, hanno dato un contributo e dobbiamo continuare a farlo ad ogni livello. Ci aspettiamo che le Istituzioni utilizzino tutte le leve che ci sono per sostenere la competitività della manifattura a partire dal supporto agli investimenti con misure efficaci e di ampio respiro fino a interventi funzionali a contenere i costi di produzione e utili alla crescita dimensionale delle imprese. È in gioco il futuro del Paese nessuno può chiamarsi fuori”.
Malgrado il difficile contesto internazionale, nei primi nove mesi dell’anno in corso le esportazioni in valore sono aumentate del 2% nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente, (+1,5% verso i paesi Ue e +2,5% verso i mercati extracomunitari); le importazioni sono anch’esse aumentate dell’1,5% e l’interscambio ha determinato un saldo positivo della bilancia commerciale di 39,5 miliardi.
Nell’area comunitaria solo i flussi verso la Francia registrano una variazione negativa (-0,4%), mentre nell’area extra Ue c’è da sottolineare il miglioramento delle vendite sui mercati statunitensi (+3,2%) dovuto al comparto dei Mezzi di trasporto ad esclusione degli Autoveicoli che invece hanno registrato un crollo del 22%.
Le prospettive a breve delle imprese, condizionate ancora da un clima di forte incertezza, tendono verso una parziale ripresa produttiva ma senza alcun riflesso sull’occupazione settoriale. Il 33% (in aumento rispetto al precedente 24%) delle imprese intervistate ha dichiarato una diminuzione delle consistenze in essere del portafoglio ordini a fronte del 28% di quelle che, invece, hanno registrato un aumento. Il 45% ritiene che per i prossimi mesi non ci saranno variazione nei volumi di produzione; il 31% prospetta incrementi a fronte del 24% che, invece, prevede contrazioni. Rimane significativa e pari al 10%, la percentuale di imprese che valuta “cattiva o pessima” la situazione della liquidità aziendale. Il 68% delle imprese non pensa di modificare la propria forza lavoro: il 17% prevede aumenti a fronte del 15% che, invece, pronostica ridimensionamenti.
Il Direttore Generale di Federmeccanica Stefano Franchi ha aggiunto: «Rimangono tante incertezze e questo è un fattore negativo, allo stesso tempo c’è la certezza che oggi si produce a caro prezzo, ed anche questo è molto negativo. Tra i tanti dati che ballano e oscillano anche in maniera sensibile ce n’è uno che ogni volta andiamo a leggere auspicando di osservare una effettiva inversione di tendenza che purtroppo fino ad oggi non c’è mai stata. Questa indagine ce lo conferma. I prezzi alla produzione, che evidenziano il livello dei costi per produrre, sono da tanti trimestri su livelli di guardia, essendo aumentati del 20% circa rispetto alla norma.
Il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, ha sottolineato: “rimangono tante incertezze e questo è un fattore negativo, allo stesso tempo c’è la certezza che oggi si produce a caro prezzo, ed anche questo è molto negativo. Tra i tanti dati che ballano e oscillano anche in maniera sensibile ce n’è uno che ogni volta andiamo a leggere auspicando di osservare una effettiva inversione di tendenza che purtroppo fino ad oggi non c’è mai stata. Questa indagine ce lo conferma. I prezzi alla produzione, che evidenziano il livello dei costi per produrre, sono da tanti trimestri su livelli di guardia, essendo aumentati del 20% circa rispetto alla norma”.

























