Ispettorato nazionale del lavoro nuova puntata. “Nel corso dell’incontro con le sigle sindacali del ministero del Lavoro tenutosi il 4 dicembre, il Capo di Gabinetto del Ministero, Mauro Nori, ha riferito che, vista la contrarietà sindacale all’ipotesi di rientro dell’Inl, tale ipotesi sarà tolta dal tavolo”. È quanto riferiscono in una nota congiunta Fp-Cgil, Uilpa e Usb PI.
Una smentita che però non rassicura del tutto i sindacati. “Per chi non ha memoria o fa finta di dimenticare – si legge nel comunicato – ricordiamo che nei primi mesi del 2023, dopo settimane di discussione sul rientro dell’INL al Ministero, con tanto di bozze di disegno di legge consegnate alle sigle sindacali e la partecipazione della Ministra stessa al tavolo, tutto si risolse liquidando la proposta come un’ipotesi giornalistica”.
E per quanto riguarda il mancato riconoscimento degli arretrati della perequazione Nori, nel dicembre del 2023, “riferì al tavolo sindacale che “il mancato scomputo sugli arretrati della perequazione sarebbe stato per il personale dell’INL un ingiustificato arricchimento”. Sulla base di questa “specie” di argomentazione vennero detratti 11 milioni di euro al personale dell’INL, decisione che andò poi a sbattere contro il dispositivo della sentenza della Corte Costituzionale che nel gennaio di quest’anno ha contraddetto quella affermazione”.
Nonostante la retromarcia da parte del ministero del Lavoro, i sindacati sottolineano come l’attenzione del dicastero guidato da Calderone non mette al centro il personale dell’Inl, bensì il famelico appetito per l’avanzo di bilancio dell’Agenzia e il riappropriarsi dei territori. Non c’è, in buona sostanza, alcuna visione o prospettiva di miglioramento dei servizi e delle condizioni di lavoro di tutti i dipendenti coinvolti. In un paese civile, dopo le magre figure raccattate dalla compagine ministeriale, sarebbe naturale aspettarsi almeno una ferma smentita da parte del vertice politico.
Il Diario del lavoro è venuto, inoltre, a conoscenza di un documento presentato ai sindacati nel quale si definisce una possibile riorganizzazione con un ampliamento delle posizioni dirigenziali centrali.
Nello specifico, rispetto al decreto dirigenziale 49 del 2023, che compravendeva per la dotazione organica 8 posizioni dirigenziali di livello generale e 86 di livello non generale, il nuovo assetto prevederebbe un innalzamento della quota rispettivamente a 10 e a 100. Ma oltre all’aumento del numero delle “teste”, ci sarebbe anche una moltiplicazione degli uffici. La nuova organizzazione contemplerebbe il passaggio da cinque a sette direzioni centrali rispetto a quelle attuali, e un’ulteriore frammentazione all’interno delle stesse cosi articolata: 4 divisioni all’interno della direzione centrale vigilanza lavoro e sicurezza, 3 per quella dedicata ai servizi all’utenza, aduit e anticorruzione, sempre 3 per la direzione centrale coordinamento giuridico, ben 7 per quella dell’innovazione tecnologica, 5 per le risorse umane e 4 per la direzione centrale amministrazione, bilancio e controllo di gestione. Solo una per l’ufficio di segreteria.
Sulla base de dietro front del governo resta da capire se questa nuova struttura potrà contribuire al rilancio dell’ente. Uno dei punti che i dipendenti dell’Ispettorato del lavoro lamentano da tempo è la mancanza di coordinazione con gli altri organi ispettivi e una moltiplicazione di figure e competenze che allontana la nascita di un’agenzia unica di vigilanza e non va verso una moderna tutela del lavoro. Così come resta sempre aperta sul tavolo la questione del rafforzamento degli organici. Il recente decreto sicurezza prevedeva, a parità di bilancio, l’assunzione di 500 nuovi ispettori e di 400 amministrativi. Dei secondi, nessuno varcherà le porte dell’Ispettorato nazionale del lavoro, mentre i primi solo 300 entreranno nei ranghi. Insomma quello che va a configurarsi è un esercito con molti generali e con sempre meno soldati sul campo pronti a tutelare la salute, la sicurezza e il rispetto della normativa sul lavoro.
“Continuiamo a restare vigili sulla vicenda – spiegano i sindacati nella nota – e di certo non ci fermeremo, visto che nel corso dell’assemblea nazionale abbiamo assistito a un salto di qualità della mobilitazione e abbiamo ricevuto un mandato chiaro e preciso dai lavoratori circa le condizioni reali in cui si trovano ad operare. Dopo aver inciso sulle mal celate intenzioni del ministero rispedendole al mittente, ci aspettiamo che vengano approvate le norme che valorizzino il personale dell’Inl”.
Tommaso Nutarelli


























