Le imprese attive nell’industria e nei servizi di mercato sono 4,3 milioni e occupano 15,8 milioni di addetti (10,9 milioni sono dipendenti). La dimensione media delle imprese è di 3,7 addetti. Nove su dieci sono microimprese. E’ la fotografia scattata dall’Istat nel report “Struttura e competitività del sistema delle imprese industriali e dei servizi” nel 2013. La spesa per investimenti ammonta a circa 79 miliardi di euro e il valore aggiunto realizzato a circa 678 miliardi di euro (-1,7% rispetto al 2012).
Nell’industria in senso stretto le imprese attive sono 428.970 (-2,0% rispetto al 2012), assorbono poco più di 4 milioni di addetti (-2,8%) – in larga maggioranza dipendenti (3,5 milioni, quasi un terzo dei dipendenti complessivi) – e realizzano 241,5 miliardi di euro di valore aggiunto (-1,5%).
Nelle costruzioni sono attive 549.846 imprese (-3,9%) che occupano 1,4 milioni di addetti (-6,9%); il valore aggiunto è di 48,8 miliardi di euro (-8,7%). E’ questo il settore che fornisce il contributo più basso (7,2% del totale) alla produzione del valore aggiunto complessivo: meno della metà è realizzato dalle imprese con più di 10 addetti (46,6% del totale settoriale).
Nei servizi sono presenti 3.318.666 imprese (-0,7%) che occupano 10,4 milioni di addetti (-0,7%), per il 36,5% indipendenti, e realizzano 388 miliardi di euro di valore aggiunto (-0,9%).
Il valore aggiunto realizzato dalle 4.094.444 imprese con meno di 10 addetti è quasi equivalente a quello delle 3.383 imprese con 250 addetti e oltre, e il loro contributo è rispettivamente del 30,6% e del 31,0% sul totale. Le altre imprese contribuiscono al restante 38,4%.
Il numero delle microimprese (95,3% delle imprese attive) e la loro dimensione occupazionale (47,4% degli addetti complessivi) spiega il loro rilevante contributo produttivo; ciò vale soprattutto per i servizi, dove si realizza il 73% del valore aggiunto di questa fascia dimensionale. All’interno del segmento delle microimprese risulta rilevante la presenza di imprese con non più di un solo addetto (2,4 milioni di unità), che realizzano circa un terzo del valore aggiunto di questo segmento dimensionale.
Le fasce dimensionali delle piccole (178.758 unità con 10-49 addetti) e delle medie imprese (20.897 unità con 50-249 addetti) assorbono rispettivamente 3,2 e 2 milioni di addetti. D’altro canto, le grandi imprese impiegano 3,1 milioni di addetti (per il 65,7% nei servizi).
Oltre il 60% del valore aggiunto nazionale è prodotto al Nord. Nel 2013 il valore aggiunto realizzato dalle imprese industriali e dei servizi diminuisce per il secondo anno consecutivo, con un calo dell’1,7% rispetto al 2012. E’ quanto emerge dal report dell’Istat “Struttura e competitività del sistema delle imprese industriali e dei servizi” nel 2013.
La distribuzione del valore aggiunto per ripartizione geografica mostra che più di un terzo (37,8% del totale) è prodotto nelle regioni nord-occidentali (dove risiede il 26,5% della popolazione ) e il 25% in quelle nord-orientali (con il 19,2% della popolazione). Complessivamente, quindi, il Nord produce il 62,8% del valore aggiunto nazionale mentre il restante 37,2% viene realizzato per il 20,6% dal Centro (dove la quota di popolazione è pari al 19,9%) e per il 16,6% dalle regioni del Mezzogiorno (dove risiede il 34,4% della popolazione).
Nel 2013 persistono consistenti differenziali di produttività fra le imprese operanti nelle regioni del Nord e del Centro e quelle del Mezzogiorno (rispettivamente 49.700 e 31.400 euro per addetto). Le differenze più elevate si registrano nell’industria in senso stretto tra il Nord-ovest, 66.500 euro, e il Mezzogiorno, 46.600 euro. Il livello più basso dell’indicatore si ha nel settore dei servizi del Mezzogiorno (27.700 euro).
A livello regionale, nel 2013 le regioni con produttività del lavoro più elevata sono localizzate al Nord e al Centro, con la provincia di Bolzano, la Lombardia e il Lazio nelle posizioni più alte; fanalino di coda sono invece le regioni del Sud, in particolare Puglia, Calabria e Molise. La maggiore crescita dell’indicatore si registra nelle regioni del Nord , mentre la maggiore diminuzione si registra nel Lazio e nel Molise.
Le regioni che presentano profili produttivi nel settore industriale e nei servizi simili a quelli nazionali (in un intorno del 5%) sono Piemonte, Veneto, Liguria, Toscana e Friuli-Venezia Giulia. La provincia di Bolzano, il Lazio e la Lombardia si collocano sopra i livelli di produttività nazionale, sia nel settore industriale sia nei servizi, e contribuiscono così maggiormente a elevare i valori nazionali. La provincia di Trento e l’Emilia-Romagna hanno un valore superiore a quello nazionale nel settore industriale, attestandosi all’incirca al valore nazionale di produttività per i servizi.
Tutte le regioni del Sud, assieme a Marche e Umbria, hanno valori di produttività per entrambi i settori di attività molto più bassi rispetto a quelli nazionali. La Valle d’Aosta è l’unica regione che si colloca decisamente nel quadrante sud-est (valori più elevati del valore nazionale per l’industria e più bassi per i servizi). Non ci sono regioni con valori più elevati nei servizi e più bassi nell’industria.