A febbraio l’Istat stima una crescita congiunturale per le esportazioni dell’1,1% e una flessione ampia per le importazioni (-3,8%). L’aumento congiunturale dell’export, spiega l’Istat, è dovuto in particolare all’incremento delle vendite verso l’area Ue (+1,8%) mentre quello verso i mercati extra Ue è contenuto (+0,3%).
A febbraio la crescita su base annua dell’export è stata invece pari a +7% ed è determinata dall’aumento delle vendite registrato sia nell’area Ue (+8%), con maggiore intensità, sia in quella extra Ue (+5,9%). La lieve diminuzione tendenziale delle importazioni (-0,7%) è sintesi dell’incremento degli acquisti dall’area Ue (+1,8%) e del loro calo dai mercati extra Ue (-4,0%).
Tra i settori che contribuiscono maggiormente alla crescita tendenziale dell’export nel mese di febbraio, l’Istat segnala articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+41,2%), altri mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+14,4%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+11,9%).
Su base annua, i paesi che contribuiscono in misura maggiore all’incremento delle esportazioni nazionali sono Stati Uniti (+22,3%), Germania (+6,8%), Francia (+7,5%), Belgio (+20,2%) e Turchia (+36,6%) mentre si registrano ampie flessioni delle vendite verso Cina (-21,6%) e Regno Unito (-8,2%).
Nel mese di febbraio l’Istat stima che i prezzi all’importazione diminuiscano dell’1,2% su gennaio e dell’1,5% su base annua.
A partire dai dati di febbraio, con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, l’Istat, in linea con la politica di diffusione Eurostat, pubblica i dati di commercio estero per le nuove aree, Ue27 ed extra Ue27. Le serie storiche per le due aree sono state ricostruite per rendere coerenti i confronti temporali.
A febbraio, commenta l’Istat, l’export continua a crescere su base congiunturale anche se in misura inferiore rispetto ai due mesi precedenti. Su base annua, le vendite di prodotti della farmaceutica da sole spiegano un terzo della forte crescita dell’export e risultano molto sostenute verso Stati Uniti, Belgio e Francia.
Il calo dell’import, sia sul mese sia sull’anno, riflette la flessione degli acquisti dai mercati extra Ue ed è in gran parte dovuta al calo dei prodotti energetici. A febbraio si registra, per il secondo mese consecutivo, una diminuzione congiunturale dei prezzi all’import, dovuta principalmente ai forti ribassi, più marcati nell’Area non euro, dei beni energetici. La caduta annua dei prezzi dell’energia (-5,6%, da +3,9% di gennaio) spiega la più ampia flessione tendenziale dei prezzi all’import (-1,5%, da -0,3% di gennaio).
TN