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Istat: da pandemia forte spinta allo smart working nella Pubblica amministrazone

redazione
Dicembre15/ 2021

La pandemia da Covid 19 ha spinto la diffusione dello smart working nelle istituzioni pubbliche: il lavoro agile è divenuto la modalità ordinaria di prestazione dell`attività lavorativa. E’ quanto emerge da un report dell’Istat.

Nel periodo dell`emergenza, il 58,9% delle istituzioni pubbliche attive al 31 dicembre 2020 ha previsto una quota minima di lavoratori tenuti a recarsi nella sede di lavoro per rendere la propria prestazione al fine di garantire la continuità dell`attività istituzionale e l`erogazione dei servizi. Il restante 41,1% di amministrazioni ha continuato a operare senza stabilire a priori un numero minimo di lavoratori in presenza.

La percentuale di istituzioni pubbliche che hanno previsto un numero minimo di lavoratori in presenza aumenta al diminuire della classe dimensionale dell`amministrazione di appartenenza (63,2% nella classe da 0 a 9 unità di personale, 48,5% nella classe da 50 a 249 unità di personale, 20% nella classe oltre 25mila unità di personale). Nel complesso, il numero minimo di lavoratori necessariamente tenuti a lavorare in presenza rappresenta il 14,8% del totale del personale in servizio nelle istituzioni pubbliche rilevate e il 38,2% del totale del personale delle istituzioni che hanno previsto un numero minimo di lavoratori in presenza.

Una quota minima di istituzioni pubbliche, pari al 3,6%, aveva adottato iniziative strutturate di Smart Working in fase pre-pandemica. Le istituzioni che lo hanno più utilizzato sono la Presidenza del Consiglio e i Ministeri (66,7%), le Agenzie dello Stato (50%), le Città metropolitane (28,6%), le Università pubbliche (27,1%) e le Giunte e i consigli regionali (25%). All`opposto, i Comuni sotto i 20 mila abitanti e le Comunità montane sono risultate le amministrazioni pubbliche meno orientate alla sperimentazione della modalità di lavoro agile.

A livello territoriale, lo Smart Working è stato utilizzato prima dell`emergenza sanitaria da circa 5 istituzioni su 100 nel Nord-est, da meno di 4 nel Centro (3,7%) e da poco più di 3 nel Nord-ovest (3,1%). Il minore impiego si rileva nel Sud e nelle Isole, con meno di 3 istituzioni su 100 (rispettivamente 2,7% e 2,6%).

E.G.

redazione