Il 40,3% dei pensionati (4 su 10) percepisce un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese. E’ quanto rileva il report “pensioni e pensionati” dell’Istat. Un ulteriore 39,1% è tra 1.000 e 2.000 euro. Il 14,4% riceve tra 2.000 e 3.000 euro, mentre la quota di chi supera i 3.000 euro mensili è pari al 6,1% (4,7% tra 3.000 e 5.000 euro; l’1,4% è oltre 5.000 euro.
L’1,4% dei pensionati, pari a 227.632, invece, percepisce assegni mensili oltre i 5mila euro, mentre la quota di chi supera i 3.000 euro mensili è del 6,1% pari a 991.28. Ci sono inoltre 9.190 pensionati oltre i 10mila euro al mese. Sono, infine, 13.057 (lo 0,1%) i pensionati che nel 2014 hanno percepito un reddito da pensione oltre i 10mila euro al mese.
Le donne, che rappresentano più della metà della platea dei pensionati, in media percepiscono assegni inferiori rispetto a quelli degli uomini, la metà sotto i mille euro. Le donne, infatti, rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono in media 14.283 euro contro 20.135 euro degli uomini. La metà delle donne (49,2%) riceve meno di mille euro al mese a fronte di circa un terzo (30,3%) degli uomini.
I nuovi pensionati (quelli cioè che hanno iniziato a percepire almeno una pensione solo dopo il 31 dicembre 2012) guadagnano 3.181 euro in meno l’anno rispetto ai vecchi titolari di assegni pensionistici: al 31 dicembre 2014 i nuovi pensionati sono 542mila, mentre coloro che nel corso del 2014 hanno cessato di percepirne sono 676mila. Ai nuovi pensionati è destinata una spesa complessiva di 7,569 miliardi di euro, per un importo medio dei redditi pensionistici pari a 13.965 euro.
L’importo medio percepito dai nuovi pensionati risulta inferiore a quello dei pensionati cessati (15.356 euro) e a quello dei pensionati sopravviventi (17.146 euro), percettori di almeno una pensione sia nel 2013 che nel 2014.
Nel 2014 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche è aumentata dell’1,6% rispetto all’anno precedente, pari a 277,067 miliardi di euro, e la sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,2 punti percentuali dal 16,97% al 17,17%.
Le pensioni di vecchiaia, riferisce l’Istat, assorbono oltre i due terzi (70%) della spesa pensionistica totale. Seguono quelle ai superstiti (14,9%) e le pensioni assistenziali (8,0%). Più contenuto il peso delle pensioni di invalidità (5,6%) e delle indennitarie (1,6%).
Il 47,7% delle pensioni è erogato al Nord; il 20,4% nelle regioni del Centro e il restante 31,9% nel Mezzogiorno. I nuovi pensionati (le persone che hanno iniziato a percepire una pensione nel 2014) sono 541.982 mentre ammontano a 675.860 le persone che nel 2014 hanno smesso di esserne percettori (i cessati). Il reddito medio dei nuovi pensionati (13.965 euro) è inferiore a quello dei cessati (15.356) e a quello dei pensionati sopravviventi (17.146), cioè coloro che anche nel 2013 percepivano almeno una pensione.
Quasi un quarto (23,3%) dei pensionati ha meno di 65 anni, la metà (51,9%) un’età compresa tra 65 e 79 anni e il restante quarto (24,9%) ha 80 anni e più. Due terzi dei pensionati (66,7%) sono titolari di una sola pensione, un quarto (25,4%) ne percepisce due mentre il 7,8% è titolare di almeno tre pensioni.
Nel 2014 l’importo medio annuo delle pensioni è stato di 11.943 euro, 245 euro in più rispetto al 2013 (+2,1%). Nel 2014 i pensionati, sottolinea il report dell’Istat, sono 16,3 milioni, circa 134mila in meno rispetto al 2013. In media, quindi, ognuno percepisce 17.040 euro all’anno (403 euro in più rispetto al 2013) tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato può contare anche su più di una pensione.