“Ho detto a Matteo Renzi che non sono a capo di una gang di burocrati. Sono il presidente della Commissione europea, una istituzione politica, e mi attendo che i primi ministri rispettino questa istituzione”.
Questa la dura presa di posizione del presidente del nuovo esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker, che durante una audizione al Parlamento europeo ha biasimato il premier italiano e il suo omologo britannico, David Cameron, per le posizioni espresse su temi come il bilancio comunitario.
A sorpresa, Juncker si è presentato all’Europarlamento a riferire sui risultati dell’ultimo vertice tra capi di Stato e di governo dell’Ue, caratterizzato sia dalle dure proteste di Cameron per il contributo extra al bilancio comunitario, chiesto a Londra dall’Ue in base alle revisioni dei dati sul Pi, sia per le insofferenze di Renzi sui rilievi di Bruxelles ai piani di bilancio. “Non mi è piaciuto – ha detto il lussemburghese – il modo con cui alcuni primi ministri si sono comportanti durante il vertice”.
“Ho preso degli appunti, e quando paragono quello che è stato detto nelle riunioni con quanto è stato affermato all’esterno vedo che non coincidono”.
In particolare sulle accuse di Renzi all’ex presidente della Commissione, “se Barroso avesse dato retta solo a dei burocrati, il bilancio italiano sarebbe stato trattato in tutt’altra maniera”, ha insinuato Juncker. Lo scorso 29 ottobre l’Italia ha evitato una bocciatura preliminare del piano di bilancio 2015 che ora resta comunque sotto l’esame della Commissione, assieme ai piani di tutti i paesi dell’area euro, per pareri (con eventuali richieste di modifiche) attesi entro la fine del mese. Quelle di Renzi sono state “critiche superficiali”, ha detto ancora Juncker.
Quanto alle proteste di Cameron sul contributo Gb al bilancio comunitario “è un problema per tutta l’Unione europea, non solo per la Gran Bretagbna – ha detto il capo della Commissione -. Per il bilancio di alcuni Paesi l’impatto è superiore a quello del Regno Unito”. Ad ogni modo i vertici europei “servono a sistemare i problemi, non ad amplificarli”, ha concluso Juncker.