Forse il ricordo che mi ha colpito di più di “Enrico Montorsi”, alias narrativo di Gaetano Sateriale, per trent’anni dirigente a livello nazionale della Cgil e sindaco di Ferrara per due mandati, è stato il racconto dello sgarbo di Bruno Trentin a Luciano Lama. Alla festa per i 70 anni del suo predecessore in Corso d’Italia, l’ex partigiano si presentò con uno striminzito foglietto, leggendo volutamente e ostentatamente un discorso di circostanza.
Il libro di Gaetano Sateriale: “Corso Italia 25. La Cgil raccontata da dentro”, appena edito da Rubbettino con una presentazione di Sergio Cofferati, non è certamente un libro di gossip, ma una testimonianza preziosissima di una vita dedicata alla tutela e all’emancipazione di lavoratori e lavoratrici, con un’importante parentesi di dieci anni, come amministratore della propria città.
Il volume, peraltro, è dedicato alla Cgil e, proprio, a Bruno Trentin.
Sateriale è una penna sopraffina, il testo è un lungo e appassionato racconto di una vita, che ha saputo, sbagliando e imparando, indovinare il vento e navigare, proprio a partire dalla passione per il mare e la vela del suo narratore.
Basta scorrere al volo lo scarno indice per rimanerne incuriositi, questo l’ordine dei capitoli: Eisodos, Diastema, Nostos, Exodos.
Il testo inizia proprio con le celebri dimissioni di Bruno Trentin, il 31 luglio 1992, dopo aver firmato, senza averne mandato dalla Cgil, l’accordo che avrebbe mandato definitivamente in pensione la scala mobile.
L’ex sindacalista ferrarese non ci racconta il sindacato dal buco della serratura, ma le stagioni sindacali, politiche e sociali del nostro Paese e del mondo, a partire da quel 1992 difficilissimo con lo scoppio di Tangentopoli e le stragi di mafia che costarono la vita a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, ma anche della difficile e fortemente supportata dal sindacato unitariamente, rincorsa ai parametri di Maastricht.
Sateriale racconta, poi, il durissimo: “autunno dei bulloni” che colpì indistintamente tutte e tre le confederazioni sindacali e che ebbe l’apice con il famoso episodio che vide protagonista il segretario generale della Cisl di allora, Sergio D’Antoni.
Le passioni dell’autore si mescolano al sindacato nel fluire delle pagine, non solo la navigazione, ma anche la musica classica, l’arte in genere, la cucina, il fumetto.
Al durissimo 1992, come sappiamo, segue il più appagante 1993, con l’accordo del luglio che segnerà una svolta nelle relazioni tra politica e sindacato, con la nascita della concertazione e l’evoluzione necessaria dei meccanismi della rappresentanza.
Al racconto collettivo si intreccia quello individuale, con il “chimico” Sateriale che, dopo essersi occupato in Cgil nazionale dell’osservatorio sulla contrattazione di secondo livello, viene inviato in Fiom, “terra straniera” di quella che è l’impero feudale (parole dell’autore) del sindacato.
Qui Sateriale non rinuncia alla sua identità di “contrattualista riformista”, in un mondo di relazioni industriali antagoniste.
L’autore parla delle sue polemiche, ma anche della profonda amicizia con Bruno Trentin, e del suo impegno paziente per superare una cultura contrattuale fordista, basata sull’impoverimento delle competenze, a favore di un approccio che valorizzasse le “aree di lavoro integrato”, in cui le diverse competenze e le diverse mansioni, si mescolano di continuo per migliorare l’organizzazione del lavoro e della produzione.
Ma come valuta, oggi, l’”impero feudale” del sindacato confederale Sateriale?
Attualmente, secondo le sue impressioni, è cresciuta l’autonomia e persino l’indipendenza delle strutture: fra loro e nei confronti della Confederazione. Il capo si è apparentemente rafforzato: è lui che rappresenta tutta la Cgil, in tv, sui giornali, sui social media, nelle piazze e sui palchi. E nessuno si permette di criticare le sue dichiarazioni e le sue scelte. È lui che nomina la “sua” segreteria nazionale, i suoi fedeli collaboratori (e scarta quelli di cui non si fida, indipendentemente dalle loro capacità e competenze), nel silenzio del gruppo dirigente.
Insomma, per l’ex dirigente nazionale della Fiom, si è passati, in realtà, dall’impero feudale alla somma di repubbliche autonome. Formalmente tutti insieme, nella realtà ognuno per conto suo.
Parole assolutamente prive di livore, pronunciate da uno che: “osserva da lontano le dinamiche della sua famiglia, spesso scuotendo la testa, come fanno gli anziani”.
Il rapporto con Bruno Trentin è complesso. Sateriale, a differenza di altri in Cgil, non pretende di qualificarsi come suo erede, o peggio, come suo interprete contemporaneo.
Gustoso è il racconto di un tempo analogico in cui l’autore, seduto su un Intercity in attesa della partenza per rientrare a Ferrara, sente l’altoparlante della stazione Termini che lo prega, con tanto di nome e cognome, di mettersi in contatto urgentemente con la “Segreteria generale della Cgil”, allora guidata proprio da Trentin.
La narrazione prosegue con la discesa affannosa dal treno (ovviamente perso) e con la ricerca di una cabina telefonica…
Di Trentin, Sateriale ci consiglia opportunamente di riascoltare, sul sito de Il Diario del Lavoro, l’intervento pubblico svolto a Bologna nel 1977 (una settimana dopo l’uccisione di Francesco Lorusso da parte dei carabinieri).
In un contesto difficilissimo, Trentin parla, in quell’occasione, di operai e studenti e della necessità di unirsi per cambiare il Paese, superando anche errori e ritardi sindacali.
Nel libro si respira la quotidianità delle organizzazioni dei lavoratori, Corso Italia in primis. Le discussioni accalorate (e non strettamente di lavoro) nella mensa interrata, i locali ormai dismessi della tipografia interna, la casa editrice Ediesse che l’autore dirigerà e da cui sarà allontanato traumaticamente da Maurizio Landini, nuovo segretario generale della Cgil, di comune provenienza fiommina, nell’ultima fase della sua esperienza lavorativa.
Ci sono i rapporti, di diversa e altalenante intensità, con gli altri segretari generali: l’amico (con cui non mancano però franche discussioni) Sergio Cofferati, Guglielmo Epifani e Susanna Camusso.
Ci sono i racconti delle vertenze sindacali, le dinamiche negoziali intrasindacali e con le controparti, esperienze peculiari, come il percorso di partecipazione dei lavoratori in Electrolux.
Ci sono gli accordi separati e quelli unitari, la maggiore e minore consonanza con la linea confederale, anche quando il contributo di Sateriale, è centrale, come quello sul Piano del Lavoro, eco divittoriano, promosso, non con troppa convinzione, proprio da Susanna Camusso, anche lei ex riformista Fiom.
Ci sono i rapporti con i sindacalisti di Cisl e Uil, per la confederazione di Via Po, davvero belle le parole dedicate ad Ambrogio Brenna e Giorgio Santini.
C’è la critica, dura, alla Cgil per la sua deriva nell’affidarsi, quasi solamente, agli avvocati e alla giurisprudenza, come nell’ultimo referendum, dimenticando l’importanza della contrattazione rispetto alla via legislativa.
E c’è il racconto della “cacciata” da Ediesse, la casa editrice di Corso Italia, diretta, a parere di chi scrive, magistralmente dall’autore, e ristrutturata precipitosamente come tutta la comunicazione Cgil da “un’amico, compagno di scuola” di Landini.
Il racconto si fa commovente, mai rancoroso. Si aprono nuove strade: dall’incontro, grazie anche alla Fillea, la federazione degli edili della Cgil, con il loro “neo iscritto” Papa Francesco, alla centralità del valore della Laudato sì e dell’intreccio tra sostenibilità ecologica e sociale, vissuto e promosso attraverso l’Asviss, l’associazione fondata da Enrico Giovannini.
C’è la riflessione sull’innegabile ritardo del sindacato, tutto, su questi temi, così come su quelli di una rinnovata contrattazione sociale territoriale innovativa, conseguente alla frammentazione del lavoro e della società.
C’è il racconto dell’interessante esperimento della staffetta generazionale sul lavoro presso il Petrolchimico di Ferrara, come del recente libro Profondo lago, sulle lotte del settore chimico negli anni ’80, quando una giovane componente del consiglio di amministrazione di Futura (l’attuale evoluzione, un po’ pallida della gloriosa Ediesse) dichiara pubblicamente, in occasione di una affollata presentazione: “Questo è l’ultimo libro di Montorsi-Sateriale che pubblichiamo!”.
Ci sono le sfide dell’intelligenza artificiale e del confine tra lavoro autonomo e dipendente.
Sateriale, da spettatore e tifoso, dichiara, in conclusione che, comunque, come l’omonimo gruppo Facebook, lui: “sta con la Cgil”.
Un grande e doloroso amore.
Un po’, a leggere i suoi sofferti, quanto stupendi diari, come per Bruno Trentin.
Un Trentin che, conclude Sateriale, di certo, scaramantico qual’era, “uno sciopero generale di venerdì 17 non l’avrebbe mai dichiarato!”.
Gaetano Sateriale, Corso Italia 25. La Cgil raccontata da dentro, Rubbettino, 2025, pagg. 198, Euro 16.