Assoluzione “per non aver commesso il fatto”. E’ quanto ha chiesto oggi la difesa di Gerald Priegnitz e Marco Pucci, consiglieri delegati della Thyssenkrupp, condannati in primo grado a 13 anni e mezzo di reclusione, per il rogo dello stabilimento torinese della multinazionale dell’acciaio, che costò la vita a 7 operai nel dicembre 2007.
“Non c’e’ un profilo di colpa con previsione, tantomeno di dolo” nella posizione dei due imputati, Priegnitz, all’epoca dei fatti direttore finanziario della Thyssen, e Pucci, direttore vendite, secondo il loro legale Guido Alleva.
Diverse le tesi sostenute dalla difesa in appello per dimostrare che Priegnitz e Pucci non ebbero responsabilità nel tragico evento del 6 dicembre 2007. Per il ruolo che ricoprivano in azienda, come direttore finanza e direttore vendite “non potevano avere cognizione dei problemi di sicurezza”, dello stabilimento torinese, anche se “sollecitarono l’a.d. nell’adozione di misure di sicurezza” dopo un incendio che colpì uno stabilimento tedesco, ben prima di quello di Torino. Per di più “non ci sono prove che dimostrino che gli imputati si siano mai recati a Torino” ha precisato l’avvocato Alleva.
In una lunga arringa Alleva ha ricostruito il sistema di governante all’interno della Thyssen, nel duplice intento di dimostrare che “Priegnitz e Pucci non avevano doveri inadempiuti” e per smontare la tesi dell’accusa, secondo cui tutte le decisioni rilevanti venivano assunte dal comitato esecutivo della Thyssen, che però fu abolito nel 2005, ma per l’accusa solo formalmente e non nei fatti.
La difesa ha quindi mirato a dimostrare che nelle riunioni avvenute dopo il 2005 “non vi e’ traccia, a giudicare dai verbali, di decisioni fondamentali”. Neppure veniva affrontato il tema della ristrutturazione, proprio mentre era in corso un piano radicale di trasformazione della Thyssen, ha osservato la difesa.
“Nessuna questione strategica o di grandi proporzioni”. E quindi per Prignitz e Pucci, che parteciparono a quelle riunioni “non e’ possibile ipotizzare colpa dolosa o colpa con previsione”.
Affermazioni che hanno suscitato brusii in aula da parte delle madri e degli altri familiari delle vittime.
Il processo e’ stato aggiornato a lunedi’ e martedi’ prossimi.
Sarà la volta della difesa dell’amministratore delegato della Thyssen, Herald Espenhahn, condannato in primo grado a 16 anni e mezzo di reclusione, con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. (LF)

























