di Roberto Santarelli – Il Vice Direttore Generale
E’ consuetudine che l’autunno costituisca una stagione cruciale per la vita politica e sindacale del Paese; a tale consuetudine non verrà meno – anzi, la rafforzerà – l’autunno del 2003.
Il fronte economico è caratterizzato da un sistema dei conti pubblici in tensione e da un andamento della produzione che non riesce a decollare (anche se i segnali positivi cominciano ora ad assumere qualche consistenza, purtroppo più in America che in Europa).
Sul fronte politico ci sono una maggioranza che, dopo le burrasche pre-feriali, stenta a ritrovare coesione e slancio riformatore ed un’opposizione ancora alla ricerca del proprio ubi consistam.
Infine, per ciò che ci riguarda più da vicino come organizzazione, sul fronte sindacale emerge con forza la necessità di un rasserenamento nelle relazioni sociali che non può che passare per un riposizionamento della maggiore delle Confederazioni sindacali. Ciò implica che la Cgil dovrà fare chiarezza tra le diverse anime che convivono al suo interno e perciò, in estrema sintesi, scegliere se tornare a fare sindacato – come lo stesso Epifani ha auspicato – oppure continuare a macerarsi in un ruolo non suo, per storia e per missione istituzionale.
La vicenda del contratto dei metalmeccanici, che in questo autunno troverà importanti momenti di verifica, non è estranea agli esiti di questa partita; ne è, bensì, componente fondamentale.
La scelta della Fiom di non firmare il rinnovo del Ccnl prima e di andare poi a rivendicare nelle singole aziende, in modo improprio ed illegittimo, attraverso il cosiddetto “pre-contratto” ciò che a livello nazionale non è riuscita ad ottenere è una scelta che mette a serio rischio tutto il sistema di relazioni sindacali e contrattuali così come lo abbiamo conosciuto e praticato almeno nell’ultimo decennio e – contraddicendo il fine dichiarato – mette in crisi la necessità/utilità del contratto collettivo nazionale di lavoro.
L’autunno prossimo, dunque, costituirà per la Fiom un momento decisivo per affermare la propria strategia e quello dei cosiddetti “pre-contratti” è il terreno sul quale tenterà una prova di forza – anche se noi siamo convinti che misurerà solo la debolezza di posizioni antistoriche e velleitarie – cercando così di dare vigore e credibilità ad una linea di politica sindacale fondata sull’antagonismo programmatico e sul massimalismo rivendicativo.
Il sistema delle imprese è consapevole di quali siano i rischi di una tale deriva del sindacato e ben conosce le conseguenze di atteggiamenti aziendali che questa deriva potrebbero favorire. Per questo, il tavolo del dialogo e del confronto sindacale è sempre aperto – e l’autunno che si approssima prevede tutta una serie di appuntamenti utili allo scopo – ma la partita del rinnovo del Ccnl si è conclusa il 7 maggio scorso e non prevede tempi supplementari.



























