L’unico vero applauso Ursula von der Leyen lo ha avuto quando ha annunciato lo stop (sia pure parziale) ai rapporti economici con Israele, peraltro anche l’unica novità nel primo discorso del suo secondo mandato sullo stato dell’Unione. Per il resto, la presidente ha parlato per circa un’ora davanti a un parlamento europeo tendenzialmente freddo quando non apertamente contrario, tanto che ha dovuto interrompersi un paio di volte a causa delle contestazioni.
Ad di la dei temi di politica estera, che per forza di cose, date le situazioni incandescenti di questi giorni, non poteva non essere al centro del discorso, VDL ha sfoderato una sorta di lista della spesa di argomenti studiati per accontentare un po’ tutti, a partire dall’impegno di “eradicare la poverta’” entro il 2050; e gli italiani presenti avranno sicuramente pensato “dove l’abbiamo già sentita”. Uno dei cardini per ottenere il risultato dovrebbe essere una sorta di “piano casa” europeo, per garantire abitazioni a prezzi calmierati a tutti i cittadini e agli studenti di ogni paese: “convocheremo il primo vertice Ue sull’edilizia abitativa”, annuncia, con l’obiettivo di presentare entro l’anno ‘”il primo Piano europeo per l’edilizia accessibile”; e anche qui, buona fortuna.
Ma non solo. Per risolvere la crisi dell’auto, la presidente lancia il progetto di una e-car europea, vale a dire un’auto elettrica, “piccola e maneggevole”, a basso prezzo, che tenga testa alla concorrenza cinese, che peraltro con le piccole Byd sta già rosicchiando margini non irrilevanti:
Per quanto riguarda la neutralità tecnologica, confermando che il futuro dell’auto “sarà elettrico”, annuncia “il riesame del 2035”. Milioni di europei, spiega, “vogliono comprare auto europee a prezzi ragionevoli. Di conseguenza, dobbiamo investire anche in veicoli piccoli e poco costosi, per andare incontro tanto al mercato europeo quanto all’impennata della domanda mondiale. Proporremo quindi all’industria di collaborare a un’iniziativa su auto di piccole dimensioni a prezzi contenuti”. E dunque, via alla e-car made in Ue: “e” come ecologica: pulita, efficiente, leggera. “e” come economica: alla portata di tutti. “e” come europea: costruita in Europa, facendo affidamento su catene di approvvigionamento europee”. Insomma, per Ursula von der Leyen “non ci sono dubbi: il futuro è elettrico e l’Europa ne farà parte. Il futuro delle auto e le auto del futuro devono essere made in Europe”.
Sempre nell’ottica di rendere l’Europa “indipendente”, afferma VDL, occorre riprendersi il controllo “delle tecnologie e dell’energia”; in questo ambito rientrano un piano per l’acciaio e l’alluminio, per l’agricoltura e il cibo made in Ue (“il più buono del mondo”), ma anche “un’intelligenza artificiale europea”, tema sul quale, annuncia, “incontrerò gli amministratori delegati di alcune delle più grandi aziende tecnologiche europee”, per investire “nella sovranità tecnologica dell’Europa”. E ancora, confermando il green deal, annuncia che “è ora di sbarazzarsi dei fossili russi inquinanti”, puntando su “energia pulita prodotta localmente”, e su “un piano da due miliardi per la produzione di batterie, fattore chiave per altre energie pulite”. E anche su un “pacchetto Reti” per migliorare le infrastrutture, con una nuova iniziativa teste’ battezzata ‘’Autostrade dell’Energia’’, che copriranno “dalla Svezia alla Sicilia”.
Quanto all’accordo sui dazi americani, lo difende a spada tratta, spiegando che si tratta “del miglior accordo possibile”. Quindi, capitolo chiuso. Piuttosto, si pensi a completare il nostro mercato unico, “il nostro più grande patrimonio”, purtroppo “ancora “incompiuto a causa delle barriere interne che equivalgono a un dazio del 45% sui prodotti e del 110 sui servizi”. E dunque, anche qui, “presenteremo una Tabella di marcia per il Mercato Unico fino al 2028. Su capitali, servizi, energia, telecomunicazioni, eccetera”. Altri dettagli: 6 miliardi per costruire droni con Kiev, un piano per dotare le star up di maggiori capitali, ma anche cospicui sostegni economici a favore dell’editoria indipendente, col nuovo “Programma di Resilienza dei Media”: perché “una stampa libera è la spina dorsale di ogni democrazia”.
Passando al tema delicatissimo dell’immigrazione, Von der Leyen promette guerra ai trafficanti di esseri umani, “congelando” i loro capitali (?), ma anche una stretta alle frontiere, “triplicando i fondi” ad esse destinati, perché “troppe persone cercano di attraversare i nostri confini illegalmente”. E pugno di ferro su espulsioni e rimpatri: “Non possiamo permetterci una situazione in cui solo il 20% di coloro a cui non è consentito rimanere lascia effettivamente l’Europa. Dobbiamo concordare un Sistema europeo comune per i rimpatri. Non abbiamo più tempo da perdere”. Tra i cittadini, spiega, “c’è un crescente senso di frustrazione, derivante dalla loro impressione che le nostre regole vengano ignorate. Per questo dobbiamo intensificare i nostri sforzi. Abbiamo bisogno di un sistema umano, ma non dobbiamo essere ingenui al riguardo”.
Inoltre, per la presidente è ora di mettere la parola fine all’unanimità, quanto meno sulla politica estera, passando alla maggioranza qualificata: “È ora di liberarci dalle catene dell’unanimità. Il punto è che dobbiamo garantire che la nostra Unione sia più rapida e in grado di mantenere le promesse fatte agli europei. Perché è così che potremo vincere insieme questa battaglia”. In conclusione, “serve una nuova Europa, oggi non c’è spazio per la nostalgia”, dice von der Leyen.
Ma è invece proprio un sentimento di nostalgia per l’Europa di un tempo, certamente più coesa e solida di quella attuale, quello che rimane nell’aria dopo il suo discorso.
Nunzia Penelope




























