Per cercare di dare un senso alle azioni trumpiane, ma soprattutto alle scarse o nulle reazioni del mondo, americano e non, può essere utile ricorrere a una commedia di Eduardo de Filippo dal titolo “Ditegli sempre di si”. Scritta nel 1927 per Vincenzo Scarpetta, nei due atti racconta di tal Michele Murri che un giorno sbrocca di testa e finisce in manicomio. Un anno dopo i medici lo dimettono, ma a ogni buon conto avvisano la famiglia che il suo equilibrio psichico è assai labile: dunque, meglio non contraddirlo mai. Ditegli sempre di si, appunto. Una volta tornato a casa Michele ne combina di tutti i colori, ma, seguendo il consiglio dei medici, nessuno osa opporsi alle sue mattane. Finirà male – o bene, dipende dai punti di vista- nel senso che Michele tornerà in manicomio, non prima di aver sconvolto la vita di tutti coloro che ci hanno avuto a che fare.
Nello stesso modo i governi di mezzo mondo, ma anche i politici americani, si comportano col presidente: qualunque assurdità va comunque bene, ditegli sempre di si, per non turbare il suo equilibrio. E così nessuno (tranne il coraggiosissimo e imperturbabile Jerome Powell, certo) gli dice che autolesionistica sciocchezza rappresenti il ridicolo balletto sui dazi, quanto dannoso sia il licenziamento in massa dei dipendenti pubblici, quanto demenziale la caccia agli immigrati, o qualunque altra alzata d’ingegno del Commander in Chief.
L’ultima mattana -che nel caos generale di queste settimane può apparire solo un dettaglio, ma forse invece è un altro preoccupante sintomo- è la decisione di spendere 200 milioni di dollari (ripeto: duecento milioni di dollari) per dotare la Casa Bianca di una sala da ballo da 8.400 metri quadrati, in grado di ospitare “posti a sedere per 650 persone”. Ora, a parte che se è una sala da ballo non si capisce a cosa servano le sedute, a meno di non voler giocare al “gioco della seggiola” in ricordo delle festicciole alle elementari, ma soprattutto: dove li trova tutti quei metri quadri?
L’ultra famosa palazzina palladiana al numero 1600 di Pennsylvania Avenue, con le sue 132 stanze, ha infatti una superficie coperta di soli 5.100 metri quadrati: la sala da ballo da 8.400 metri, come ha precisato la portavoce di Trump, sarà dunque per forza di cose esterna. Tipo un prefabbricato, appiccicato da qualche parte, magari alla mitica West Wing, Una sorta di eco mostro, insomma, e grande quasi il doppio di tutta la Casa Bianca. Quanto ai 200 milioni di costo per realizzare la sala da ballo, ogni presidente ha a disposizione un appannaggio di soli 100 mila dollari per modificare a suo piacimento la residenza: ma Trump ha già annunciato che ci sono moltissimi “amici” pronti a finanziargli la nuova strabiliante impresa.
Ci sarebbe infine da considerare che la sede presidenziale è un edificio storico, protetto dall’equivalente dei nostri Beni culturali, e qualunque modifica è vincolata alla valutazione di un apposito Comitato del Congresso per la conservazione della Casa Bianca. Ma c’è da scommettere che anche il Comitato non avrà nulla da obiettare alla Maga Mega Ballroom: ditegli sempre di si, che se non è follia questa, allora cosa.
Nunzia Penelope