Continua a crescere il numero di lavoratori migranti e diventa sempre più significativo il loro fondamentale contributo all’economia italiana. A questo si accompagna un continuo peggioramento delle condizioni di lavoro dei migranti che si sommano alle condizioni di svantaggio già esistenti. A sottolinearlo è una ricerca condotta dall’Ires Cgil dal titolo “Il mercato del lavoro immigrato negli anni della crisi”, basato sui dati Istat del secondo trimestre 2012, che sottolinea che questo peggioramento delle condizioni di lavoro riguarda la crescita del tasso di disoccupazione, che supera il 14%, e l’aumento della cassa integrazione pur essendo la maggioranza di questi lavoratori impiegati in piccole imprese.
La ricerca, di cui per ora è possibile consultare un abstract nella sezione Documentazione, verrà presentata dall’istituto i primi di novembre. Lo studio evidenzia “il permanere di un grande bacino di lavoro nero e irregolare che la recente sanatoria non ha sostanzialmente intaccato”, spiegano in una nota il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, e il presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni.
“L’indagine dimostra, in modo inequivocabile – spiegano – l’enorme espansione del lavoro precario, cresciuto solo per il tempo determinato del 67% fra il 2008 e il 2012, ma anche il continuo aumento dell’addensamento delle presenze nei lavori meno qualificati e una retribuzione media e inferiore di quasi un quarto a quelle già troppo basse di un lavoratore italiano”.
Per Lamonica e Fammoni “tutto ciò conferma, oltre alla crisi, una situazione inaccettabile per i diritti di queste persone e un conseguente meccanismo di dumping e ricattabilità verso tutti i lavoratori, contro cui la Cgil si batte e verso il quale le politiche del governo sono inesistenti”. Per questo la Cgil ha in programma iniziative e proposte, che sono parte della mobilitazione della Confederazione per un lavoro dignitoso e sono si ritrovano anche nel Piano per il lavoro. (FRN)


























