Il primo rapporto sul mercato del lavoro realizzato da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal, rileva che nell’ultimo biennio la ripresa “accelera” e il mercato del lavoro “recupera” in buona parte i livelli occupazionali precedenti la crisi. Nei primi sei mesi dell’anno il numero di occupati si avvicina ai livelli del 2008, mentre in termini di ore lavorate il divario è “ancora rilevante”, seppure le tendenze indichino un aumento delle ore lavorate superiore a quello degli occupati.
La ripresa economica, sottolinea il report, è caratterizzata da “un’elevata intensità occupazionale”. Tuttavia, la crescita ha riguardato solo i dipendenti e, soprattutto, l’occupazione non stabile. Dal 2014, infatti, è cresciuta l’occupazione a termine, con un rallentamento nei due anni successivi e una nuova intensificazione nel 2017, quando ha toccato il massimo storico nel secondo trimestre dell’anno (2,7 milioni di unità).
Nei numeri, dal 2013 al 2016 sono stati attivati 40 milioni 68mila rapporti di lavoro alle dipendenze, mentre ne sono cessati 39 milioni 152mila con un saldo di 916mila posizioni in più nei quattro anni.
Nel 2016 il tasso di occupazione per i 15-34enni è diminuito di 10,4 punti rispetto al 2008, a fronte di un aumento di 16 punti per i 55-64enni e di 1,5 punti per i 65-69enni.
Negli ultimi due anni, tuttavia, la condizione dei giovani mostra segnali di miglioramento: dopo otto anni di calo, il tasso di occupazione dei 15-34enni torna a crescere nel 2015 e soprattutto nel 2016 (+0,1 e +0,7 punti), in particolare per 25-29enni.
I lavoratori coinvolti in rapporti di breve durata risultano poco meno di 4 milioni nel 2016, in crescita dai 3 milioni del 2012.
Parallelamente sono aumentati i committenti di questo tipo di rapporti, che dal 2015 superano il milione. Il valore economico dei lavori brevi, misurato sulla base delle retribuzioni e dei redditi imponibili è salito dai 9,7 miliardi nel 2012 ai 12 miliardi nel 2016. Il 44% dei lavoratori che tra il 2012 e il 2015 erano impegnati in lavori brevi, nel 2016 transita verso forme di lavoro più strutturate.
La crisi economica ha colpito in maniera “più grave” la componente indipendente dell’occupazione, con tendenze negative di lungo periodo che persistono anche nella fase di ripresa. Tra il 2008 e il 2016 mentre l’occupazione dipendente cresce dello 0,6% quella indipendente diminuisce nel complesso del 7,3% (-430mila) con un calo concentrato nella fase recessiva (-369mila).
La diminuzione del peso dell’occupazione indipendente tra il 2008 e il 2016, che ha reso l’Italia più simile ai mercati del lavoro europei, è stata accompagnata da un processo di ricomposizione che ha coinvolto in misura particolare alcune specifiche categorie di occupati indipendenti. Il calo è concentrato soprattutto nel segmento senza dipendenti, in particolare tra i collaboratori, anche a causa delle norme che hanno previsto l’eliminazione del contratto di collaborazione a progetto, all’interno del quale crescono tuttavia i liberi professionisti.
E.M.