di Massimo Mascini
Ho conosciuto Roberto Biglieri solo quando è diventato direttore generale di Federmeccanica. Ma ho fatto in tempo ad apprezzarlo profondamente, perché lo ho visto nei momenti buoni e cattivi, quando riusciva a ottenere un buon risultato e quando invece le difficoltà glielo impedivano. Ed è stato forse in queste ultime occasioni che ho imparato a conoscerlo davvero, quando la trattativa falliva o era costretto, dalle circostanze e dai suoi interlocutori, a scegliere la strada degli accordi separati, che non ha mai amato, che ha sempre ritenuto una sconfitta. In questi momenti si svegliava in lui il lottatore, come è sempre stato e come ha dimostrato, con grande coraggio, anche durante questa sua lunga e terribile malattia.
Un lottatore, perché non ci stava ad accettare la sconfitta e tale riteneva la conclusione di una vertenza che non portasse all’accordo pieno. La sua risposta in questi casi era sempre la stessa. ci riproverò, li convincerò. Mi piace pensare che sia stata l’abitudine alla montagna ad averlo abituato a non arrendersi mai. Era un buon scalatore, e spesso ci attardavamo a ricordare qualche nostra arrampicata, purtroppo mai insieme, nonostante tante volte lo avessimo programmato. Dalla montagna lui aveva imparato a non lasciare nulla di inesplorato. Quando sei in parete e non riesci a superare un ostacolo, perché non ci sono appigli per le mani o appoggi per i piedi, non puoi lasciare tutto e tornare giù. Devi andare avanti e allora ecco che cerchi qualche espediente, qualche via traversa, qualche modo per aggirare quello sperone di roccia che sembra sbarrarti la strada. Una trattativa difficile come quelle che lo hanno impegnato in questi anni non era meno ostica di un quinto grado in parete. E lui mostrava al tavolo di negoziato la stessa pazienza, la stessa inventiva, la stessa tenacia che gli servivano in montagna.
Roberto Biglieri era fatto così. Era uomo tosto, tenace. I suoi scontri con Claudio Sabattini rimarranno indelebili nella nostra memoria. Perché erano due uomini forti e si riconoscevano come tali. Dopo ogni accordo mancato con la Fiom, Roberto Biglieri diceva sempre la stessa cosa. Lo convincerò, ci proverò ancora, capirà, non potrà non capire. E l’ironia della sorte è stata che si sono ammalati insieme, l’estate di due anni fa. Claudio non aveva voluto farsi visitare quando forse era ancora in tempo, almeno, a vivere un altro po’, e se ne era andato via di corsa. Roberto ha lottato, si è fatto operare e poi ancora ha affrontato tutta la via crucis della malattia, senza abbandonare il sorriso, assicurando tutti che comunque stava facendo il possibile. Noi lo sapevamo, perché era fatto così, non poteva fare altro.
Ci mancherà, molto.