“Grazie ai principi della nostra Costituzione – ha detto Landini – domani le libertà sindacali e la Costituzione rientrano anche in Fiat. I tre lavoratori di Melfi licenziati tre anni fa, dopo la sentenza della Corte di cassazione si ripresenteranno e torneranno a lavorare nello stabilimento. Sono confermate anche le nomine per le Rsa. Da domani, in tutti gli stabilimenti della Fiat, la Fiom tornerà ad avere le salette sindacali e questo lo consideriamo importante perché ha un valore che non riguarda solo i metalmeccanici, ma ha un valore generale”.
Il segretario generale della Fiom ha sottolineato che le sentenza della Consulta della cassazione “rimettono sui giusti binari le libertà e le garanzie costituzionali. Permane però da parte della Fiat – ha spiegato – un atteggiamento che non vuole applicare fino in fondo la sentenza (quella della Consulta, ndr) perché continua ad esserci una discriminazione nei confronti della Fiom. I nostri rappresentanti non vengono chiamati ai tavoli delle trattative e questo, come dice la sentenza, è un comportamento antisindacale. Noi abbiamo diritto ad entrare dalla porta. Noè un favore che ci fanno. La partita non è ancora chiusa perché continua ad esserci un atteggiamento discriminatorio da parte della Fiat”.
Ma a preoccupare Landini e la Fiom è in particolare “la situazione produttiva e occupazionale sempre più grave. Senza novità, nel giro di qualche settimana si rischia la chiusura di Irisbus e Termini Imerese passando direttamente ai licenziamenti.
Altro che investimenti. Questo non è tollerabile. Chiediamo esplicitamente che il Governo e il presidente del Consiglio convochi un tavolo con tutti i soggetti interessati perché davanti a noi non abbiamo certezze di investimento e mantenimento della produzione”.
Secondo le tute blu della Cgil ci sarebbe il rischio di un “progressivo depotenziamento” di Fiat e conseguentemente di tutta la componentistica. A fine ottobre la Fiom convocherà un’asseblea nazionale dei delegati “questa volta non di sabato”, ha aggiunto Landini, per mettere sul piatto le proprie valutazioni e proposte. “Vogliamo tornare in Fiat – ha concluso Landini – per difendere l’occupazione e ripristinare normali relazioni sindacali. La situazione del gruppo non è tranquilla o facile. Il rischio che un intero sistema industriale salti lo vogliamo denunciare a partire dal più grande gruppo industriale italiano”