La Cgil deve cambiare, e il luogo per discutere le modalità del cambiamento sarà il prossimo congresso di metà marzo. Una discussione che dovrà essere “vera” e anche “faticosa”, che dovrà mettere le basi per un sindacato più radicato e nello stesso tempo più aperto a forze e soggetti che oggi ne sono lontane: dai giovani alle partite Iva, all’associazionismo.
È il messaggio con cui Maurizio Landini, di fatto, ha anticipato i temi che saranno al centro delle giornate di Rimini, dal 15 al 21 marzo; un messaggio lanciato nel corso del suo lungo intervento ai Pensionati Cgil della scorsa settimana, ultima tappa dell’iter che porta alle assise generali. Landini ha esordito con un avvertimento: “Farò il segretario per i prossimi quattro anni se avrò il mandato per produrre il cambiamento di cui abbiamo bisogno, sennò eleggete un altro”. Dopodiché ha elencato alcuni capitoli sui quali occorre, appunto, cambiare. Innanzi tutto il problema del rapporto coi i giovani, pressoché inesistente: gli under 35 sono appena il 17% dei cinque milioni di iscritti, e se non si inverte il trend, avverte Landini, “rischiamo di non avere un futuro”.
Segue il problema dei rapporti tra confederazione, categorie, e strutture territoriali, che va ulteriormente definito, anche dal punto di vista del trasferimento delle risorse derivanti dai tesseramenti. E ancora, va potenziato il ruolo delle strutture più capillari, come le camere del lavoro, trovando formule che consentano ai delegati, agli iscritti, di incontrarsi e confrontarsi assieme, a prescindere dagli ‘’steccati’’ rappresentati dalle singole categorie di appartenenza.
L’obiettivo è creare una rete che consenta di “pescare” in mondi diversi e, al momento, ancora lontani, o non abbastanza vicini, al sindacato: i giovani, appunto, ma anche le professionalità più alte. “Se un ingegnere ci dice ‘io il sindacato non l’ho mai incontrato’, la colpa è sua o e nostra?”, si chiede Landini.
Altro tema, quello del perimetro dei contratti e, dunque, delle categorie, “unificando” alcuni dei primi e “riconfigurando” le seconde, sulla base dei cambiamenti che sono in corso nel mondo della produzione: “le imprese – ha sottolineato il segretario – controllano tutto il processo, mentre i lavoratori sono sparpagliati su cinque o sei contratti diversi”, pur nel perimetro della stessa azienda. Un argomento, questo, che porta con sé anche la richiesta, ennesima, di una legge sulla rappresentanza, “misurando” sia quella delle diverse sigle sindacali sia quella delle imprese.
Un perimetro, quello del sindacato, nel quale devono rientrare anche partite Iva e lavoratori autonomi, ormai sempre più numerosi, specialmente nelle regioni del nord.
Il rischio, secondo il segretario generale, è che così come le persone si sono allontanate dalla politica, e di conseguenza dal voto, come hanno dimostrato gli ultimi appuntamenti con le urne, fortemente disertati, questa “presa di distanze” arrivi a lambire, prima o poi, anche il sindacato e le stessa Cgil, incentivando, per contro, un desiderio di affidarsi all’ “uomo forte”, o allo “stato forte”, che decide per tutti.
Di qui a parlare del governo in carica il passo è breve, e infatti Landini ha annunciato che fin dal lunedì dopo il congresso la Cgil sarà al lavoro per definire le linee di una vertenza complessiva nei confronti dell’esecutivo, aprendo una fase di mobilitazione. Una risposta, questa, anche alle critiche ricevute nei mesi scorsi a proposito della “neutralità” della confederazione rispetto alla politica: “la nostra storia non è in discussione”, ha ribadito il segretario, ma non c’è dubbio che le forze politiche di sinistra siano in crisi profonda; i e dunque il contributo che il sindacato può dare è quello di mettere in campo un proprio progetto di società. Non per sostituirsi ai partiti ma per indicare una rotta agli iscritti ma anche al paese nel suo complesso. Perché questo possa realizzarsi, però, occorre “il coraggio del cambiamento”, avviando “una discussione che deve essere vera e che sarà anche faticosa”. Ma che è indispensabile. A Rimini, questione di pochi giorni, si vedrà se il segretario avrà ottenuto il cambiamento che richiama.
Nunzia Penelope