Non è sommando Cgil, Cisl e Uil che i sindacati usciranno dalla crisi. Ne è convinto il leader della Fiom, Maurizio Landini, promotore di quella Coalizione sociale che tanto fa discutere sia nella Cgil che nel mondo politico.
In un’intervista al quotidiano ‘la Repubblica’, il capo delle tute blu della Cgil dice che “serve una riforma profonda delle organizzazioni sindacali perché il mondo del lavoro oggi è frantumato e non ha rappresentanza. E serve più democrazia perché i lavoratori possano eleggere i dirigenti sindacali e votare sugli accordi che li riguardano. Insomma, in prospettiva serve un nuovo sindacato unitario e pluralista. La Coalizione sociale non è affatto alternativa all`unità sindacale”.
Landini afferma di essere “assolutamente favorevole all`unità. Ma se si tratta di rimettere insieme le tre segreterie, magari riproponendo la Federazione unitaria degli anni Settanta, penso che sia insufficiente. Mi sembra poco e nel contempo un vecchio modo di affrontare il problema. Negli anni Settanta i metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil erano a un passo dallo scioglimento. Poi intervennero le confederazioni e i partiti politici e non se ne fece nulla”.
Il segretario generale della Fiom è favorevole all’idea di un nuovo soggetto sindacale con lo scioglimento delle tre confederazioni. “Sì, se si vuole fare qualcosa di nuovo – aggiunge – perché l`unità d`azione va bene, ma non è sufficiente.
Da tempo sostengo che il nodo è rappresentato dalla democrazia. Se si vuole davvero aprire la strada verso un processo unitario bisogna coinvolgere i lavoratori, fondare il nuovo soggetto sulla partecipazione dal basso, sulla democrazia. Dobbiamo superare la frantumazione che c`è nel mondo del lavoro, contrastare la diffusione impressionante di lavoratori poveri. Se questi sono gli obiettivi non si può pensare che si possano affrontare solo mettendo insieme Cgil, Cisl e Uil”.





























