Una struttura retributiva diversa e un nuovo trattamento per gli over 50. Sono queste le priorità di Federmanager, l’associazione dei dirigenti delle imprese industriali, nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale che è scaduto a fine anno. Alla controparte chiederà inoltre di implementare il sistema di welfare, garantire nuove tutele contro gli effetti della crisi economica che si aggraveranno nel 2009. In tema di salari, già sei anni fa fu presa una decisione innovativa: fissare solo i livelli minimi, poi lasciare ai negoziati aziendali il compito di aumentare le buste paga, collegandole strettamente alla produzione e ai risultati. Ma il cambiamento non è mai entrato davvero a regime: la propensione delle aziende alle trattative dirette si è rivelata limitata, le piccole e medie imprese hanno respinto sostanzialmente l’impianto. Per questo Federmanager adesso proverà a ottenere un aumento percentuale, con scatti annuali dove non si fa contrattazione; non vuole un meccanismo automatico, ma punta a stimolare le imprese per evitare ulteriori atteggiamenti negativi. Per i dirigenti che perdono il lavoro si pensa di aumentare i contributi al Fasi, il fondo di assistenza sanitaria, che attualmente eroga 1.500 euro per un anno per chi ha più di 50 anni e per otto mesi per chi ne ha di meno. I manager vogliono rivedere le modalità di accesso, ma si rivolgono anche al ministero del Lavoro per accedere alla mobilità: dato che pagano i contributi, dicono, non possono più restare esclusi dalla copertura pubblica.
E proprio gli ultracinquantenni saranno l’altro nodo del confronto: l’associazione parte da un presupposto, il mercato tende a penalizzare i dirigenti meno giovani. “Moltissime aziende tolgono dalla progressione retributiva e dalla formazione gli over 50 – ha spiegato il nuovo presidente di Federmanager, Giorgio Ambrogioni – laddove questi dirigenti costituiscono invece un vero patrimonio, una ricchezza di intelligenze e di competenze”. L’obiettivo è istituire una sorta di tutoraggio degli anziani a favore dei giovani, con lo scopo di trasmettere le conoscenze e le esperienze prima dell’uscita dall’impiego. Questo, secondo Ambrogioni, è anche il modo per rilanciarsi dopo la fine della crisi: “Allora forse aver mantenuto un rapporto, un collegamento con le intelligenze più acute potrebbe essere l’asso capace di far crescere la competitività”.
8 gennaio 2009
Emanuele Di Nicola
























