Oltre 150 personalità di spicco hanno inviato una lettera al Consiglio europeo chiedendo di superare blocchi e ostacoli della politica fiscale per evitare di “cadere dalla padella alla brace”, passando dall’emergenza Covid alla crisi climatica. Fra i firmatari, il finanziere e filantropo George Soros; Reiner Hoffmann, presidente della confederazione tedesca dei sindacati; Luca Visentini della confederazione europea del commercio; l’ex ministro dell’ambiente francese, Nicolas Hulot; e Jorgo Riss di Greenpeace.
Nella lettera si sostiene che una politica fiscale con pochi margini di intervento non centrerà gli obiettivi di ripresa e che la Commissione europea deve “cogliere l’attuale finestra di opportunità per cambiare approccio”. I firmatari esortano i decisori europei ad apprendere la lezione del 2008 e a non proseguire con politiche guidate dall’austerità, che hanno esacerbato la disuguaglianza e portato a un calo di investimenti nei servizi pubblici.
I firmatari della lettera sostengono che la politica fiscale dovrebbe essere un “fattore abilitante” e “non una catena che imprigiona le economie” – e sottolineano che il quadro fiscale europeo dovrebbe essere “allineato” e “non in contrasto” con gli obiettivi dichiarati di piena occupazione e protezione ambientale prevista dal trattato sull’Unione europea.
I firmatari della lettera ammettono che il cambiamento non è “semplice” e non può essere fatto “dall’oggi al domani”, ma esortano la Commissione europea ad adottare alcuni principi come “punti di riferimento” della riforma dell’attuale quadro fiscale.
Come prima cosa è necessario garantire che gli Stati membri siano messi nelle condizioni e incentivati ??a raggiungere in modo flessibile gli obiettivi della piena occupazione con posti di lavoro dignitosi e una transizione verso un`economia verde e socialmente equa, assicurandosi che nessuno rimanga indietro.
È necessario poi istituire un bilancio comunitario “consistente e permanente” e una capacità di indebitamento per promuovere gli investimenti a sostegno del Green Deal e assicurare una transizione sostenibile anche socialmente.
Altro punto qualificante è abilitare “un’interazione coordinata” della politica fiscale e monetaria, per consentire ai governi di assumere un ruolo primario nella stabilizzazione macroeconomica.
La Bce dovrebbe perseguire una politica “accomodante” che supporti gli obiettivi di bilancio, consentendo agli Stati membri di sfruttare appieno il potenziale della politica monetaria.
Infine le 150 personalità affermano che “il prezzo dell’inazione si rivelerà molto più costoso per i governi e la società a lungo termine”, e che “non si dovrebbe lasciare nulla di intentato” nelle ambizioni della Commissione di costruire un’economia europea resiliente che non lasci nessuno indietro.
E.G.