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Home - Approfondimenti - La nota - L’incertezza politica preoccupa la Confindustria: ”serve un mandato politico chiaro”

L’incertezza politica preoccupa la Confindustria: ”serve un mandato politico chiaro”

15 Maggio 2018
in La nota

 

 

 

Prudenti, ma preoccupati. Questo, in sintesi, sembra essere l’atteggiamento degli industriali rispetto al sempre più confuso quadro politico post elezioni. A pochi giorni dall’assemblea annuale, dove si presume che la Confindustria esprimerà il proprio pensiero in modo più approfondito, oggi due occasioni distinte hanno fatto comunque sentire la voce del mondo imprenditoriale, per bocca del presidente Vincenzo Boccia, in una occasione pubblica milanese, e del direttore del centro studi, convocato in audizione sul Def.

Rispetto al quadro politico, Boccia esorta alla calma: ‘’Lasciamoli lavorare, poi valuteremo’’, afferma commentando il confronto in corso tra Lega e Cinque Stelle. L’attuale fase di stallo, secondo Boccia, “potrebbe creare a lungo termine problemi all’economia, ma è ancora presto per dirlo. Bisognerebbe entrare nel merito di questo programma e capire gli effetti sull’economia reale e anche il nodo risorse. Inoltre, non abbiamo capito ancora quali saranno i punti di convergenza e se ci saranno”.

Quanto alla congiuntura economica siamo di fronte a “un momento importante, ma abbiamo criticità esterne. Come il rallentamento dell’economia globale; indicazioni di protezionismo dagli Usa, che tenta di difendere l’industria americana; una politica aggressiva della Cina”. L’obiettivo deve essere quello “di rendere competitiva l’industria italiana perché siamo la seconda manifattura in Europa, non possiamo e non dobbiamo arretrare”. Proprio per questo, non mancano preoccupazioni rispetto a quanto il nuovo governo giallo verde potrebbe decidere in materia di politica economica. Per Boccia, per esempio, la perentoria richiesta di maggiore flessibilità sui conti pubblici all’Europa, ribadita dagli esponenti dei due partiti vincitori delle elezioni, e’ un errore: “E’ evidente che se andiamo a chiedere flessibilità in Europa per fare deficit in Italia non ci verrà riconosciuto. Dobbiamo stare attenti perché flessibilità significa più debito pubblico e noi ce lo abbiamo già rilevante. Il confronto deve partire, l’Europa deve essere riformata, occorre un’integrazione politica europea, occorre una grande dotazione infrastrutturale europea, su questo percorso di riforme occorre lavorare, adesso vediamo. Le scintille sono precondizioni per il confronto, speriamo serrato e in chiave di riforma pro-europea chiaramente. Per noi l’Europa è imprescindibile”.

Inoltre, Boccia invita il futuro governo a non toccare Industria 4.0 e jobs act, ‘’che hanno avuto effetti positivi sull’economia reale’’. Quanto alle risorse, già nella prossima manovra -afferma Boccia- potrebbe porsi il problema: 12 miliardi, ricorda il presidente di Confindustria, sono già in conto solo per congelare le clausole di salvaguardia Iva, senza contare il resto.

Più netto Andrea Montanino, direttore del Centro studi, nel corso dell’audizione alla Camera sul Def, secondo il quale “è indubbio che ci troviamo di fronte a una situazione nella quale il Governo e il Parlamento saranno chiamati a predisporre misure correttive”.  Se il rallentamento dell’economia verrà confermato nelle prossime settimane, infatti, è probabile che il tasso di crescita per il 2018 assunto nel DEF, 1,5 per cento, dovrà essere limato al ribasso” ha rilevato “con ovvie conseguenze anche per la nostra finanza pubblica”.

“È probabile che verremo chiamati a uno sforzo aggiuntivo di correzione dei conti pubblici – ha aggiunto – per avviarci più rapidamente verso l’obiettivo del pareggio di bilancio, soprattutto se il Parlamento deciderà un diverso percorso per il 2019 e 2020, che oggi incorpora l’aumento dell’IVA”.

Per Confindustria “non possiamo abbassare la guardia sui conti pubblici. Il grado di esposizione dell’Italia è molto elevato; agli aumenti dei tassi d’interesse BCE si potrebbe sovrapporre, negli scenari meno favorevoli, anche l’allargamento dello spread sui titoli a medio-lungo termine, cosa che peraltro abbiamo iniziato ad osservare in questi ultimi giorni”.

In questo quadro, “l’inerzia politica potrebbe improvvisamente rendere molto più costoso finanziare questo ingente debito, mettendo a rischio la tenuta economica del Paese” ha aggiunto Montanino: “ora i mercati stanno dando tempo all’Italia, ma l’attesa non potrà essere troppo lunga”.

“Lo stallo politico interno che ha contraddistinto gli ultimi mesi, nell’attuale delicato contesto internazionale, rischia di far perdere all’Italia quanto di buono è stato fatto per avviare la ripresa e consolidare un percorso di crescita robusta e sostenibile” ha sottolineato. Per Confindustria, “è dunque indispensabile che il nuovo Governo abbia un mandato politico chiaro e che sia in grado di agire nel pieno dei suoi poteri. Ne abbiamo bisogno per avere il ruolo che ci compete in Europa, nel gruppo di testa guidato da Francia e Germania, in una fase in cui sono in discussione scelte cruciali per il futuro dell’Europa”.

“Abbiamo bisogno di un Governo che sappia rassicurare – ha proseguito il direttore del Centro Studi di Confindustria – scelte sbagliate possono complicare, non poco, il collocamento sul mercato dei 400 miliardi di euro in titoli di Stato di cui ogni anno l’Italia necessita per finanziare il debito pubblico. È fondamentale mantenere la fiducia dei mercati soprattutto nella fase attuale in cui la BCE si sta avviando gradualmente all’uscita dalla politica monetaria non convenzionale”.

E ancora, avvertimento rispetto alle riforme fin qui adottate, che, secondo l’esponente di Confindustria, “costituiscono una preziosa eredità per il nuovo Governo, che non deve essere dilapidata ma rafforzata”.

“Abbiamo bisogno di un Governo che sia in grado di portare avanti le riforme, essenziali per aumentare il potenziale di crescita dell’Italia – ha sottolineato – Ne abbiamo bisogno anzitutto perché l’incertezza politica spinge lavoratori e imprese a rinviare le proprie scelte di consumo e di investimento, frenando l’economia”.

Per il direttore del Centro Studi “bisogna partire da quello che è stato fatto. Le riforme strutturali adottate, pur non avendo ancora prodotto tutti gli effetti auspicati, hanno comunque inciso su alcuni nodi storici del nostro sistema istituzionale e regolatorio”.

Nunzia Penelope

Tags: ConfindustriaEconomiaGovernoIndustriaLegge di Bilancio
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