Ambrogio Brenna – Assessore regionale all’industria
In Toscana l’occupazione tiene, nonostante il perdurare della congiuntura economica negativa che nel primo semestre 2003 si è ulteriormente aggravata. Le ultime rilevazioni disponibili, effettuate nell’aprile del 2003, infatti, evidenziano una crescita dell’occupazione del 3,1% rispetto ad Aprile 2002. Il tasso di disoccupazione regionale scende al 4,7% dal 5% di un anno prima. Il settore trainante rimane quello dei servizi (+5,7%), seguito dall’agricoltura, (+3,1%). L’industria, invece, continua a calare (-1,7%). In aumento anche l’occupazione femminile (+3,7%). Le percentuali del lavoro temporaneo e part-time restano sostanzialmente immutate. Le stime sul secondo trimestre segnalano invece una tendenza al peggioramento.
Per quanto concerne l’economia italiana, gli indicatori sono concordi nel diagnosticare una situazione molto grave, resa più complessa, rispetto al resto dell’Europa, dalle debolezze della struttura, che si possono riassumere nel binomio stagnazione della produzione e dei consumi e ripresa dell’inflazione. Quindi, nel complesso, la situazione potrebbe ritornare ad essere moderatamente favorevole a partire dal 2004 solo se riprendesse il clima di fiducia di imprese e famiglie. Ma, anche in questo caso le condizioni economiche non sarebbero tali da garantire tassi di crescita elevati, né, conseguentemente, un significativo incremento dell’occupazione. In questo contesto, per quanto attiene l’industria, l’artigianato e la cooperazione, le Regioni, con gli strumenti e le scarse risorse messe a loro disposizione dal Governo, hanno impostato iniziative fondamentalmente mirate a favorire la riorganizzazione delle imprese per metterle in condizione di agganciare ogni segnale di ripresa.
Come risulta anche dai dati sull’occupazione in Toscana, il settore che incontra maggiori difficoltà, in questa regione come nel resto del Paese, è quello industriale ed artigiano, dove la flessione dell’occupazione non deriva più, se non in minima parte, dall’introduzione di nuove tecnologie a basso tasso di occupazione, bensì dalle forti difficoltà del ciclo economico. Per contrastare questa tendenza la Toscana, coordinatrice delle Regioni in materia di industria, ha proposto e sta attuando una strategia che, nella consapevolezza dei limiti oggettivi degli interventi possibili su scala regionale, tende a contrastare le dinamiche negative in atto.
E’ importante ribadire che le politiche regionali di sostegno allo sviluppo, a differenza delle politiche nazionali, permettono di operare secondo una logica territoriale, quindi di sistema, superando il tradizionale approccio settoriale, con politiche selettive, mirate a specificità produttive in cui la prossimità territoriale permette di definire interventi circoscritti e non indifferenziati, di attivare iniziative concertate, in un processo di governance che coinvolge istituzioni locali, imprenditori pubblici e privati, università e centri di ricerca, gli attori sociali, nella fissazione degli obiettivi, nella scelta delle strategie, nel reperimento delle risorse necessarie, nella valutazione e monitoraggio degli interventi.
Lo sviluppo economico di molte regioni, tra cui la Toscana, fondato in gran parte del territorio sulla presenza di piccole e medie imprese, ha consentito un discreto ritmo di crescita e di diffusione della ricchezza privata e collettiva e l’affermazione di relazioni industriali a forte contenuto di partecipazione individuale e collettiva dei lavoratori e di cooperazione tra imprese e istituzioni locali.
Per consolidare questa esperienza, che ha consentito nel tempo l’espansione dell’occupazione, occorre operare attraverso processi di integrazione delle politiche, superare la dimensione settoriale per attivare interventi integrati di sviluppo: integrati sul piano della intersettorialità dei progetti, ma integrati anche a livello territoriale, affrontare cioè le questioni dello sviluppo secondo una ottica di decentramento, nel rispetto del principio della sussidiarietà.
La centralità del territorio si traduce quindi anche attraverso un orientamento di governance che individua nel locale la dimensione di base per la costruzione delle politiche. Il “complesso sociale” locale è stato, e sicuramente continuerà ad essere, la componente essenziale dello sviluppo delle piccole imprese. E’ pertanto compito delle Regioni, in stretta collaborazione con gli attori locali della politica industriale finalizzata ad uno sviluppo compatibile del territorio, determinare i contenuti degli interventi, fissarne le priorità, stabilire le strategie necessarie affinché possa essere guidato, in modo non dirigistico, lo sviluppo dei sistemi produttivi regionali.
In linea con le indicazioni dell’Unione Europea, si ritiene si debba operare per il superamento progressivo della concessione di agevolazioni dirette e indifferenziate alle singole imprese, che possono essere eventualmente sostituite da iniziative nazionali di incentivazione fiscale, concentrando le risorse su strumenti in grado di sostenere in modo selettivo programmi e progetti di ricerca, innovazione, acquisizione di servizi specialistici.
Gli ambiti di intervento prioritari sono individuabili nei seguenti.
1. L’attrazione di investimenti e l’incentivazione dei processi di crescita dimensionale delle imprese
Occorre sollecitare ed incentivare operazioni finanziarie di investimento e capitalizzazione finalizzate alla crescita della dimensione e della capitalizzazione delle imprese. Questo si conferma essere uno dei punti da aggredire con maggiore determinazione, al fine di sfruttare al meglio le potenzialità di innovazione, di investimento e di crescita del sistema.
2. L’innovazione e la ricerca
L’innovazione è fonte fondamentale di competitività per il sistema delle imprese.
Le forme di innovazione sono molteplici ed abbracciano gli aspetti del mercato, della organizzazione e della finanza, dello sviluppo precompetitivo e non riguardano il solo settore industriale ma si estendono a tutte le attività produttive di beni e di servizi.
E’ necessario delineare le priorità di intervento e le possibili sinergie con le scelte politiche nazionali e europee, con la partecipazione di soggetti in rappresentanza dei mondi della ricerca, dell’economia e delle istituzioni: le Università, i centri di ricerca pubblici e privati, le associazioni di categoria, le amministrazioni locali, le organizzazioni sindacali.
3. Il credito e la finanza innovativa: aumentare la disponibilità di risorse per lo sviluppo
Il generale e positivo clima di cooperazione con il sistema bancario regionale e gli strumenti di intervento finanziario disponibili presso le finanziarie regionali e i molti Consorzi fidi, operativi in tutti i settori, hanno consentito di rispondere alla domanda di garanzia e di credito all’artigianato e alle minori imprese. Si tratta ora di affrontare altri problemi peculiari del credito e della finanza, in primo luogo quello rappresentato dall’aggiornamento del sistema delle garanzie e della valutazione del rischio conseguenti alle nuove disposizioni del Comitato di Basilea. Le Regioni stanno operando per valorizzare i propri sistemi regionali di garanzia con la finalità di contribuire al soddisfacimento dei nuovi requisiti, sia sotto il profilo soggettivo, sia sotto il profilo della natura della garanzia prestata.
Per quanto riguarda l’innovazione finanziaria, essa rappresenta un terreno decisivo per il conseguimento ed il mantenimento dei vantaggi competitivi del sistema economico e della capacità di investimento anche infrastrutturale.
Anche a livello locale dovranno essere resi operativi tutti quegli strumenti in grado di raccogliere risorse ed investirle (fondi mobiliari, finanza di progetto, ecc.), in quanto il settore finanziario si dimostra elemento essenziale e decisivo per affrontare molti dei problemi strutturali.
4. Lo sviluppo delle relazioni: la promozione e la internazionalizzazione
Il ruolo e le funzioni delle Regioni nelle politiche di sostegno ai processi di internazionalizzazione dei sistemi produttivi e nel supporto alle esportazioni, si sono affermate e consolidate, di pari passo con la esigenza di aumentare la quota di servizio sul territorio e di rendere partecipi l’artigianato e le piccole e medie alla globalizzazione dei mercati e delle economie.
La disponibilità di strumenti operativi congiunti rappresenta un elemento di progresso nella realizzazione del processo partecipativo e nella direzione di aumentare il livello e la qualità di servizio al sistema di impresa.
La costituzione di sportelli integrati rende possibile la realizzazione di consistenti sinergie in termini di operatività, per i contenuti effettivi di coordinamento degli obiettivi e delle azioni tra i soggetti pubblici, ed un consistente aumento della quota di servizio alle imprese, sia attraverso la concentrazione di tutti i procedimenti, sia per i livelli di semplificazione conseguiti.
5. Le infrastrutture strategiche
Si possono mantenere o creare livelli d’occupazione e di qualità del lavoro e dell’ambiente se nel territorio si generano condizioni di competitività che non si concentrino solo sui costi.
Solo a titolo di esempio si citano alcuni esempi strategici in un sistema globale/locale.
A. le tecnologie di rete
Il prorompente sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione sta investendo tutti i sistemi produttivi avanzati, anche se in molti di essi manca una strategia complessiva chiara, in grado cioè di indirizzare verso obiettivi comuni e ben identificati le scelte tecnologiche che il sistema è in grado si effettuare.
Grande importanza deve essere data a favorire la diffusione di tutte le conoscenze e le informazioni necessarie all’ammodernamento e all’innovazione del sistema.
B. la logistica,
Da pura attività di movimentazione delle merci, sta acquistando, soprattutto a livello di sistema produttivo locale e di distretto industriale, contenuti ed attività diversificate e strategiche per la produttività dell’intero sistema
C. i sistemi di accreditamento/certificazione relativi agli standard di qualità sociale ed ambientale.
I sistemi di accreditamento/certificazione relativi agli standard di qualità di prodotto (Ecolabel) e di processo (ISO 9001), di qualità ambientale (ISO 14001 ed EMAS II), di qualità sociale (SA 8000), oltre a garantire elevate qualità alla produzione, contribuiscono a sviluppare l’immagine pubblica dell’impresa che con la globalizzazione delle economie e l’affermarsi della questione della sostenibilità dello sviluppo, unita al crescente riconoscimento del ruolo dell’impresa come forza trainante della crescita economica, rappresenta da un lato formidabili opportunità, dall’altro crescenti responsabilità per le imprese.