Strumenti investigativi smussati, riforme giudiziarie fatte nell’interesse dei corruttori o dei concussi. Economia drogata da un’illegalità di massa e crescita bloccata soprattutto da corruzione e mafia. E’ il quadro del nostro Paese tratteggiato dai magistrati del “pool Mani pulite”, protagonisti dei grandi processi degli anni Novanta, ritrovatisi venti anni dopo a Milano in occasione del convegno Fondata sul Lavoro. Piercamillo Davigo. “Non è venuta meno la corruzione, ma è venuta meno la scoperta della corruzione che non viene denunciata pressoché mai. E’ un reato a cifra nera altissima cioè la differenza tra i reati commessi e denunciati, è un reato a vittima diffusa che danneggia tutti ma nessuno in particolare”.A vent’anni da Tangentopoli, lo stato della legalità, in Italia, se possibile, è peggiorato; rimane aperto il nodo dei rapporti tra mafia e politica come spiega Antonio Di Pietro.”L’inchiesta di Mani Pulite e le altre mille inchieste hanno mostrato che hanno evidenziato la malattia politica, sociale istituzionale del nostro paese”.Per uscire da questa situazione secondo il procuratore di Caltanissetta Roberto Scarpinato, non servono operazioni di Palazzo. “Io credo che veramente occorra un’alleanza tra Stato e mercato”.
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