La manovra prevede risorse “insufficienti ad affrontare il drammatico sottofinanziamento della sanità pubblica”. Lo dichiara la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi, secondo cui “il Governo decide di ridurre la quota di ricchezza del Paese da destinare alla sanità pubblica, imponendo alle persone di pagare per curarsi. Dal suo insediamento ha previsto di tagliare quasi mezzo punto di Pil destinato alla sanità, pari a 9 miliardi di euro in meno all’anno. Si continua su questa strada, con un pericoloso arretramento del servizio pubblico”.
Per la Cgil, in rapporto al Pil la previsione del fondo sanitario nazionale “non solo resta inadeguata, ma arriverà al picco negativo mai registrato tornando a scendere nel 2027 al 6,04% fino al 5,93% nel 2028: valori insufficienti a garantire il diritto alla salute e a rispondere ai bisogni urgenti delle persone. Si tratta di importi economici che non consentono né la valorizzazione del personale né le nuove assunzioni – aggiunge Barbaresi – prevedendo il 20% di quelle necessarie alla sola riforma dell’assistenza territoriale. In 6 milioni rinunciano a curarsi. Occorre garantire risorse adeguate, raggiungendo progressivamente il finanziamento allineato ai valori medi dei Paesi europei e fissandolo a un livello non inferiore al 7,5% del Pil”.





























