“La nostra è una voce che parla la lingua della responsabilità, che vuole costruire, e non incendiare. Ma che vuole farlo secondo giustizia ed equità. Sapendo che è questo il momento in cui si fanno le scelte decisive, non per il prossimo anno o per la prossima legislatura. Ma per i prossimi 20 anni, per i nostri figli e nipoti”. Lo ha detto il 20 novembre a Mestre il Segretario Generale della Cisl Luigi Sbarra concludendo la manifestazione regionale in Veneto di Cgil Cisl e Uil per migliorare i contenuti della legge di bilancio.
“Le decisioni strategiche – ha detto Sbarra secondo quanto si legge in una nota Cisl – vanno prese ora. E da come sapremo farlo, dall`esito di questa Legge di Bilancio, si capiranno le vere intenzioni del Governo. Per questo oggi siamo in piazza. Per lanciare un messaggio positivo ma intransigente che invoca lavoro, sviluppo e coesione sociale. Non ci sono alibi sulle risorse. E non ci sono alibi neanche sulle proposte. Le nostre sono in campo, e non da oggi. Sono proposte unite da uno stesso filo conduttore. Quello che lega saldamente, specialmente in questa stagione, crescita e lotta alle disuguaglianze, inclusione sociale e ripartenza economica. Se oggi manifestiamo è per dire che questo legame, nella manovra, è ancora troppo debole. A partire dalle pensioni, dal fisco, dalla scuola, dalle protezioni sociali attive e passive. Uno squilibrio prodotto dallo scarso dialogo che ha preceduto l`approvazione della Legge di Bilancio”.
“Ma i risultati importanti in questo anno e mezzo – e vorrei dire anche negli ultimi 30 anni – -ha detto Sbarra – sono arrivati ogni volta che Istituzioni e Parti sociali hanno operato insieme, nel segno della responsabilità. Dobbiamo rafforzare i ponti della corresponsabilità su obiettivi strategici comuni. A partire dall`evoluzione del sistema pensionistico. Lo abbiamo detto con forza martedì scorso al Governo, in occasione di un incontro importante, in cui il Presidente Draghi si è impegnato ad aprire il Tavolo Pensioni e quello sul Fisco. Due conquiste fondamentali della nostra mobilitazione. Il confronto è finalmente aperto. Ma noi siamo abituati a giudicare l`albero dal frutto. E a pesare la volontà politica dalle azioni concrete che produce. Dunque, “bene la prima”. Ma di una cosa si può star certi: non faremo passi indietro, fin quando non vedremo risultati concreti e coerenti”.
Sul versante delle pensioni Sbarra ha osservato che “di sicuro c’è che quello che è scritto nel DDL è assolutamente inaccettabile. Un ritorno mascherato alla Legge Fornero, né più né meno. Noi diciamo una cosa molto semplice: 62 anni di età o 41 anni di contributi possono bastare. Devono bastare. È così che si riunisce il Paese. Così si agevola il turnover, si stimola l`entrata nel mondo del lavoro delle nuove leve.
Così si garantisce da un lato un incremento di produttività e dall`altro una terza età serena e generativa per tutti. Questo è il Patto che serve. È assolutamente impensabile risolvere la questione con un “pannicello caldo” come Quota 102. Bisogna riempire il dialogo di contenuti in linea con le nostre proposte”.
Sbarra ha sollecitato l’Easecutivo a “estendere questo metodo anche alle altre questioni dirimenti della Manovra. A partire dal Fisco e da una politica dei redditi che deve tornare in cima all`Agenda nazionale. Serve una grande operazione di redistribuzione a sostegno del lavoro e delle pensioni. Dobbiamo controllare prezzi e tariffe, rilanciare i salari pubblici e privati. Ridurre il carico fiscale sulle fasce deboli, estendere le quattordicesime mensilità per le pensioni, sbloccare l`adeguamento di tutti gli assegni previdenziali.
Bisogna concentrare – ha detto – tutti gli 8 miliardi del Fondo Fiscale per abbattere il cuneo fiscale e le prime aliquote Irpef, per sostenere quei ceti medi e popolari che contribuiscono per l`85 per cento alle entrate dell`erario. E che oggi rischiano di finire nella doppia morsa del inflazione e del potere d`acquisto in picchiata. Bisogna sostenere le famiglie!”.
Guidizio positivo per “L`assegno unico che va nella direzione giusta nel principio. Ma non può penalizzare proprio i nuclei più fragili. Chiediamo per questo che la clausola di salvaguardia per le realtà deboli sia confermata in modo strutturale e permanente.
È una questione di equità e buonsenso, specialmente dopo i mesi che abbiamo alle spalle.Ed è anche una priorità economica per il Paese, che ha urgenza di rilanciare i consumi e la produzione di aziende che si rivolgono per la gran parte al mercato interno.
Al governo chiediamo oggi di fare passi coerenti e coraggiosi verso questa impostazione. Serve un piano nazionale per la formazione e la riqualificazione delle competenze digitali, con un grande investimento nelle filiere dell`apprendimento e nelle nostre comunità educanti. Sulla scuola bisogna subito dare segnali forti. Troppo debole l`impianto in Manovra. Troppo scarse le risorse. Bisogna sbloccare il contratto e adeguare gli stipendi. Servono stabilizzazioni e nuove assunzioni. Va garantita la sicurezza nelle classi e rilanciato il valore delle relazioni sociali, come stabilito nel Patto per l`istruzione di maggio e nell`intesa di agosto”.
E.G.