Tutti soddisfatti, tutti contenti: Antonio Tajani perché “non ci saranno tasse sugli extra profitti delle banche, e dunque sono soddisfatto come vicepremier e come segretario di Forza Italia”; Matteo Salvini perché ha avuto la sua “pace fiscale per ben 16 milioni di italiani”, che adesso pagheranno il debito col fisco a rate per 9 anni, “praticamente come un mutuo”; e Giorgia Meloni, ovviamente, perché dopo i travagli del vertice di maggioranza di ieri sera, stamattina ha potuto varare la manovra in un consiglio dei ministri durato appena un’ora. Contento anche l’imperturbabile Giancarlo Giorgetti di ritorno dagli Usa, che lamenta il jet leg ma intanto sogghigna: “mi ero già venduto questa manovra 15 ore fa alle agenzie di rating di Washington”. E sai che guaio se non veniva approvata.
“Una manovra seria ed equilibrata” – ha dunque annunciato Meloni in conferenza stampa, affiancata dai due vicepremier e dal ministro dell’Economia – che avrà la stessa impronta e le stesse priorità delle precedenti: “famiglia e natalità, riduzione tasse, salari, sostegno alle imprese”. Su quest’ultimo punto, in verità, le imprese non concordano tantissimo, aspettandosi di più: salta infatti l’Ires premiale, ma torna Industria 4.0 con iper e super ammortamento. “Quasi 8 miliardi su 18” non sono bruscolini, puntualizza Meloni, e “in futuro, potendo, faremo di più”. Confermata anche la quota destinata ai salari: 1,9 miliardi per tagliare dal 5 all’1 % la tassazione dei premi di produttività, “elevando la soglia dei premi soggetti ad aliquota sostitutiva da 3 a 5mila euro, e detassando le componenti del salario dei turni notturni e festivi”. Chiosa Giorgetti: “se non si trova più nessuno disposto a lavorare sabato e domenica, o di notte, qualcosa di più bisognava dargli”. E sottolinea: le misure “sono state concordate con le parti sociali” negli incontri di Palazzo Chigi, “che non erano affatto incontri rituali”.
Spiega Meloni: “in Italia c’è un problema legato ai salari che non si risolve da un giorno all’altro”, ma “la buona notizia è che la tendenza è stata invertita, i salari crescono più dell’inflazione”, garantisce la premier. “Con la legge di bilancio abbiamo cercato di mettere un altro tassello concentrandoci sull’aumento nei contratti: oltre al tema del salario accessorio abbiamo risposto a un’indicazione che veniva dalle parti sociali, dicendo che per il 2025 e il 2026 sull’aumento dei contratti fino a 28mila euro, la parte di aumento è tassata al 5%. È un incentivo significativo per il rinnovo dei contratti non rinnovati. Pensiamo questo possa essere un ulteriore stimolo che si aggiunge al taglio del cuneo, al taglio delle tasse complessivo”. Altri 2,8 miliardi vanno al taglio dell’aliquota da 35 a 33%, per i redditi tra 28 e 50mila euro. Nella legge di bilancio 2026 c’è anche un fondo per il rinnovo dei contratti del Pubblico impiego, perché, sottolinea Meloni, “la priorità per il governo è il rinnovo del contratto degli enti locali”, bloccato da mesi a causa delle scarse risorse disponibili. Quanto alle pensioni, confermato l’aumento dell’età di tre mesi, che sarà però spalmato su più anni: un mese in più nel 2026, e gli altri due mesi dal 2028. Le pensioni minime, invece, aumenteranno di 20 euro al mese.
Per la sanità, dice ancora la premier, “sono in arrivo nel 2026 altri 7,4 miliardi, e a fine legislatura l’aumento complessivo sarà di 30 miliardi”. Spiega: “da quando ci siamo insediati abbiamo stanziato risorse aggiuntive portandole nel 2025 a 136,5 miliardi di euro rispetto ai 126 del 2022. Era già un aumento di oltre dieci miliardi. Con la legge di bilancio lo scorso anno abbiamo portato il fondo sanitario a 140,6 miliardi”. Ma adesso “abbiamo fatto di più, prevedendo in aggiunta a quanto già previsto per il 2026, ovvero un aumento di 5 miliardi, un ulteriore aumento di 2,4 miliardi di aumento sul fondo sanità che quindi, dal 2025 al 2026, aumenta di 7,4 miliardi di euro”. Risorse con le quali verrà rafforzato il comparto sanitario: “assumeremo circa 6300 infermieri e 1000 medici, aumenteremo le buste paga degli infermieri nel 2026 di 1630 euro l’anno” mentre “l’aumento stimato per i medici sarà di 3000 euro”. Alla famiglia andranno 1,6 miliardi, aumentando da 40 a 60 euro al mese il bonus mamme, e altre misure, tra cui la prima casa che verrà esclusa dal calcolo Isee, con un limite di valore catastale. Niente invece sul bonus libri: “non ce l’abbiamo fatta, purtroppo”, chiosa Giorgetti.
La rottamazione delle cartelle tanto cara a Salvini è confermata, e varrà per 16 milioni di cittadini, a patto che abbiano sempre fatto la dichiarazione dei redditi anche se poi non hanno versato il dovuto al fisco; per loro ci sarà una rateizzazione spalmata su 9 anni, con rate bimestrali tutte di uguale importo. Riguarda tutte le cartelle esattoriali dell’Agenzia delle entrate fino a tutto il 2023. No sanzioni e no maxi rata di ingresso, si pagherà solo il capitale con gli interessi.
E a proposito di fisco, Giorgetti ribadisce che non c’è alcun “aumento di tasse” ma piuttosto una “redistribuzione del carico fiscale tra soggetti in difficoltà e altri che potevano permetterselo”. Tra chi “poteva permetterselo” ci sono le banche: “la tassazione sugli extraprofitti è discrezionale, alle banche diamo la possibilità di liberare le riserve a un’aliquota più vantaggiosa; poi se le banche li porteranno a riserva, li porteranno a riserva”, spiega Giorgetti. Altro sogghigno: “le banche non saranno contente? Quando si tassa chi viene tassato non è mai felice. Ma riteniamo che l’impatto delle misure adottate sul sistema bancario e sulle assicurazioni sia assolutamente sopportabile. In parte sono misure concordate, e in parte, mi riferisco all’aumento di due punti di Irap, sono misure che accettano a malincuore. Ma il sistema è solido e profittevole, come ha confermato anche il governatore di Bankitalia Fabio Panetta: quindi mi aspetto uno sforzo di sistema e che questa cosa non sia drammatizzata”.
Anche Meloni si dice tranquilla: “nelle banche ho trovato consapevolezza e le ho ringraziate. Non abbiamo fatto nulla di imperio: con queste persone abbiamo parlato. Chiaramente ci sono state lunghe interlocuzioni. Parliamo di portatori di interessi, ma abbiamo anche trovato una disponibilità che non era scontata. Ripeto, non temo un contraccolpo per quanto riguarda il sistema creditizio-assicurativo, il mio intento non era punitivo, ma di concentrarsi sulle priorità che ha la nazione: il lavoro, i salari, le famiglie, mantenendo una traiettoria di bilancio, di deficit che ci consente di essere seri e credibili”.
La manovra vale in tutto 18 miliardi, 10 di minori spese (tra cui il contributo diciamo ”volontario” delle banche, per circa 4,4 mld) e 8 di maggiori entrate. Previsti tagli alla spesa di presidenza del consiglio e ministeri, e un altro ventaglio di misure come interventi sull’elusione fiscale (liquidazioni Iva omesse, indebite compensazioni, ecc), rinnovo del calendario fiscale dei tabacchi (le sigarette aumenteranno, ma ‘’poco poco’’ garantisce il titolare dell’Economia), allineamento tra accise gasolio e benzina: “lo dobbiamo fare, e a questo punto lo facciamo approfittando situazione prezzi mercato degli oli particolarmente depressa”, spiega Giorgetti.
Quanto all’ipotetico “tesoretto”, che potrebbe magari rimpinguare la manovra, Giorgetti nega che esista e che sia mai esistito: “io il tesoretto non lo vedo, voi giornalisti avete alimentato aspettative ingiustificate di ministri e parlamentari, quindi ne portate la responsabilità. Io non ne ho mai parlato”. E i ministri, certo, ora non saranno contenti dei tagli, come non sono felici le banche, ma “del resto io non sono qui per fare felice la gente”. Però alla fine “il parlamento è sovrano”, e se nel corso della discussione sulla legge di bilancio deciderà di “togliere alcune misure e destinarle ad altro”, “il governo valuterà ogni proposta che verrà presentata”. Ma tenendo presente il primo e fondamentale obiettivo di Giancarlo Giorgetti: quello di portare l’Italia fuori dalla procedura di infrazione “con un anno di anticipo sui tempi previsti”. Necessario anche per consentire all’Italia di alleggerire gli obblighi del patto di stabilita’ Ue, e dunque poter, anche per questa via, finanziare il riarmo chiesto dall’Ue.
Nunzia Penelope