La fase due, quella della ripresa, inizia lentamente, a macchia di leopardo. Nella giornata di ieri alcuni grandi gruppi hanno riaperto i battenti, tra cui Fincantieri. Mauro Masci, segretario nazionale della Fim-Cisl, fa il punto su come sono andate le cose nel primo giorno della ripresa delle attività
Masci, come è andato il primo giorno di riapertura a Fincantieri?
Devo dire che la giornata di ieri è andata bene. Le cose si svolte nel miglior modo possibile. Fincantieri ha attuato e applicato dei controlli molto severi, in tutti i cantieri, con norme e indicazioni molto più rigide rispetto ai quelle contenute nel Protocollo del 14 marzo e presenti nei vari DPCM.
Quali misure sono state adottate?
È stata misurata la temperatura a tutti i dipendenti, attraverso dei termoscanner posti all’ingresso, e in alcuni siti questa operazione è stata eseguita per ben due volte. Inoltre, sempre all’entrata, sono stati allestiti dei corridoi, per far rispettare il distanziamento sociale e far fare a tutti i lavoratori un percorso prestabilito. E inoltre l’azienda ha fornito i dispositivi di protezione individuale come guanti e mascherine.
Su questo versante l’azienda si è mosso autonomamente, acquistando le mascherine nei giorni scorsi.
Fincantieri aveva già delle riserve di mascherine, che veniva usate normalmente dai lavoratori durante lo svolgimento delle mansioni. Nei momenti più acuti dell’emergenza, sono state destinate alla protezione civile. Poi nei giorni passati l’azienda si è messa nuovamente in moto per reperirne altre.
C’è stata anche una riorganizzazione degli spazi di lavoro?
Assolutamente si. Sono stati previsti accessi contingentati, con una turnazione, negli spazi comuni, come gli spogliatoi. Inoltre Fincantieri è stata una delle poche aziende che ha riaperto le mense, facendo ovviamente rispettare le distanze di sicurezza.
Ci sono stati dei cambi anche per l’organizzazione del lavoro?
Come prima cosa ancora nei cantieri non siamo a pieno regime, e credo che non lo saranno fino alla metà di maggio. Per dare un esempio, ad Ancona sono attivi 180 dipendenti, mentre nei cantieri militar 300-350. Inoltre, per i lavoratori per cui è possibile farlo, l’azienda ha fatto ricorso allo smart working. Si tratta di un passo in avanti molto importane per Fincantieri. È una modalità che prima non era molto diffusa, ma della quale ne stavamo già discutendo con l’azienda prima dello scoppio della pandemia. Sono ancora ridotti i contatti con le società terze
Il rapporto con l’azienda come è stato?
Assolutamente proficuo e basato sulla collaborazione. Il dialogo è stato costante, con tutte le nostre RSA e RSL dei diversi cantieri. Inoltre l’azienda non ha fatto nessun tipo di pressione sui lavoratori per il rientro. Per quanto riguarda le società terze, si è deciso che i lavoratori, per il momento, lavoreranno unicamente nel cantiere più vicino alla loro residenza o al domicilio, mentre prima era molto più facili che si spostassero con maggiore frequenza.
Dai dipendenti che impressioni avete avuto?
Positivo. I nostri delegati in azienda ci riferiscono che i lavoratori si sono sentiti al sicuro. E questo è la cosa più importante. Naturalmente noi continueremo a vigilare affinché tutte le norme di sicurezza vangano applicate e rispettate. Così come continueremo a dire la nostra quando le cose non andranno bene. Questo è il nostro compito. Sicuramente non possiamo dire che tutti i problemi sono stati risolti, c’è ancora molto da fare. Un aspetto importante riguarderà il trasporto verso il luogo di lavoro. In alcune regioni Fincantieri si sta muovendo per mettere a disposizione dei suoi addetti delle corse speciali grazie al trasporto pubblico. Ma, come detto, quello del trasporto sarà una delle sfide più importanti per la ripresa.
Tommaso Nutarelli


























