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Home - Approfondimenti - Interviste - Masi, L’Abi ha la nostra piattaforma, al prossimo tavolo sapremo la loro posizione

Masi, L’Abi ha la nostra piattaforma, al prossimo tavolo sapremo la loro posizione

di Emanuele Ghiani
24 Giugno 2019
in Interviste
Masi, L’Abi ha la nostra piattaforma, al prossimo tavolo sapremo la loro posizione

Dopo l’incontro per il rinnovo del contratto bancari tra l’Abi e i sindacati di categoria, le parti si sono date nuovi appuntamenti per il prossimo luglio. Le categorie hanno consegnato alle controparti la piattaforma unitaria, approvata dai lavoratori cn il 99% di consensi. Il diario del lavoro ha sentito il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, per chiedergli come a che punto sono arrivate le trattative e quali scenari si prospettano al prossimo incontro di luglio.


Masi, quali sono i punti della piattaforma che, secondo lei, saranno più difficili da affrontare con l’Abi?
In linea di massima, purtroppo, questa volta a differenza del passato dove sapevamo un po’ qual era l’orientamento della controparte, questa volta noi non abbiamo alcun riscontro delle loro difficoltà ed esigenze.

Perché?
Hanno preso atto solamente della nostra piattaforma. Ci siamo riconvocati per tre incontri a luglio per iniziare la discussione della piattaforma. Loro, per la prima volta, anche se dicono che si sono già incontrati ma sappiamo che sono state riunioni abbastanza inutili, si incontreranno domani e potremmo sapere qual è la loro posizione ufficiale sulla nostra piattaforma. (l’intervista risale a martedì scorso ma ad oggi, secondo il segretario, non risulta ancora una posizione ufficiale dell’ABI, ndr). Al tavolo ho detto che eravamo in attesa della loro posizione ma pretendevamo una risposta sulla tematica principale di questo contratto.

Quale?
Di come verrà applicato questo contratto e con quale modello di banca.

In che senso?
Vogliamo che sia un contratto che valga per Intesa San Paolo con 90.000 dipendenti come per una piccola banca con 50 dipendenti. Quindi, un contratto che vede coinvolte tutte le banche ed esteso ad altri settori finanziari, come le banche del credito cooperativo, le assicurazioni e il mondo finanziario.

Sul modello di banca invece?
Bisogna interrogarsi su come andremo a costruire la banca del futuro. Sarà soltanto una boutique finanziaria, di Wealth Management (incentrate sulla gestione del risparmio e servizi finanziari personalizzati) o di Private Banking, (servizi bancari e finanziari forniti a privati con grandi patrimoni), oppure una banca a tutto tondo? Se deve essere una banca per pochi eletti, non ci interessa.

Che cosa chiedete?
Voglio un contratto per un modello di banca che sia al servizio della clientela, dei cittadini, del Retail (banche commerciali che svolgono la tradizionale attività di depositi e credito a famiglie e imprese). Recuperare quindi quella dignità e fiducia che le banche hanno perso agli occhi dell’opinione pubblica. Rispondendo alla sua domanda iniziale, non ci sono ancora temi sui quali abbiamo la sensazione che ci sarà uno scontro. Bisogna ancora incominciare dalla premessa.

Nei prossimi incontri vi focalizzerete sulle modalità di applicazione del contratto?
Esatto. Ci siamo detti al tavolo che inizieremo a parlare dello scenario economico in cui si andrà a calare la piattaforma. Abbiamo precisato però alla controparte che il sindacato ha già costruito la piattaforma su uno scenario economico che ci avevano fornito in passato con i loro studi di settore. Abbiamo accettato questo confronto su queste materie ma non ci basterà discutere sugli aspetti economici. A luglio vorremo incominciare a entrare nel merito delle materie trattate nella piattaforma. Poi sappiamo benissimo che ci sarà lo scoglio della media salariale, di come applicare l’area contrattuale, il problema del diritto alla disconnessione oppure della qualità della vita dei lavoratori. Ci saranno tanti punti da affrontare ma solo quando loro avranno una posizione e, per adesso, non c’è ancora.

In passato la Casl si preparava sempre prima dell’inizio delle trattative mentre in questa occasione non sembra. Inoltre hanno avuto in mano il testo della piattaforma da qualche mese, anche se approvato dai lavoratori solo di recente, il testo è comunque rimasto inalterato nei suoi contenuti.

Si, quando qualche mese fa abbiamo licenziato la piattaforma, l’abbiamo anche consegnata in via informale alle controparti; d’altro canto l’abbiamo pubblicata su tutti i nostri siti online, quindi era disponibile per chiunque avesse una connessione a Internet.

Quindi che cosa è successo?
Probabilmente c’è una situazione all’interno del Casl che è un po’ diversa dagli altri anni: ci sono meno banche, una tensione spasmodica al recupero dei costi, alcune banche sono state e sono tutt’ora in crisi e tutto il sistema bancario ne è coinvolto; l’esecutivo dell’Abi probabilmente era più impegnato ad affrontare questi problemi generali e quindi non ha dato un mandato al Casl. Ma un segnale positivo c’è stato.

Quale?
Abbiamo notato con grande piacere e soddisfazione che al primo incontro era presente il presidente dell’Abi Antonio Patuelli. L’esecutivo e il presidente dell’Abi seguiranno la trattativa in maniera particolare e Patuelli ci ha già confermato che per lui sarà una trattativa a tutto tondo. Vedremo nel prossimo incontro se il parere politico concorderà con il parere tecnico.

La presenza di Patuelli a questo primo incontro ha tranquillizzato le parti?
Per noi è stato molto, ma molto significativo. Non era mai successo nel passato. Le altre volte veniva all’atto della firma del contratto o l’atto della conclusione. Quindi voler presenziare al tavolo, dal primo incontro dove abbiamo presentato ufficialmente la piattaforma, e precisare che la piattaforma l’aveva letta e che l’avrebbe portata all’esecutivo per discuterne e successivamente dare il mandato al Casl, è stato per il sindacato molto importante.  

Quindi una presenza straordinaria, quella di Patuelli, data dal contesto straordinario, considerato che non era mai successo che il Casl non avesse da subito una linea sul contratto.
Esatto. Non diamo colpe al Casl ma alla situazione del settore che, come spiegavo prima, in questi ultimi tempi si sta creando. Per questo abbiamo chiesto alla controparte di fare molto in fretta a trovare una posizione comune fra le grandi banche.

In che senso?
A oggi si sono formati degli schieramenti nelle grandi banche molto diverse rispetto al passato, anche rispetto a tre anni fa quando rinnovammo il contratto. In particolare, oggi abbiamo due grandi banche, un settore intermedio, (Banco BPM, UBI Banca, BPER Banca), Monte dei Paschi, banche piccole, banche in crisi, insomma un sistema che non è come quello di tre anni fa e quindi capisco anche i loro problemi. Però una accelerata la devono dare perché, dopo le ferie, come sindacato vogliamo davvero arrivare al punto di verificare le condizioni per andare avanti con le trattative oppure interromperle.

In passato le relazioni con la controparte come sono state?
Siamo il settore che, secondo me, ha la relazione sindacale più avanzata di tutti i settori economici del Paese. Basti pensare alla circolare dell’Abi sull’applicazione del precedente contratto; non dico che venne condivisa al 100% dai sindacati, ma quasi. Da noi le relazioni sindacali sono a uno stadio elevatissimo. Ecco perché vorremo mantenere questo stadio anche in questo rinnovo del contratto.

Un rinnovo che si affaccia su una situazione economica del settore in miglioramento e contemporaneamente una diminuzione dell’occupazione. Il sindacato come intende muoversi?
Noi chiediamo 200 euro di aumento, considerando che la media in altri settori si aggira sui 160-170. Proprio in ragione della migliorata situazione del settore, abbiamo chiesto una compensazione salariale per i sacrifici che i lavoratori hanno fatto in questi anni. Sacrifici fatti non tanto sul fronte salariale, che comunque è diminuito dato che le aziende stanno facendo risparmi sul costo del lavoro, ma soprattutto per compensare i lavoratori che si sono adoperati per il salvataggio e la difesa delle banche, in particolare sulle banche andate in crisi. Credo che bisognerebbe scrivere dei libri per tutto quello che hanno fatto i lavoratori in questi anni per il settore.

Emanuele Ghiani

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Emanuele Ghiani

Emanuele Ghiani

Redattore de Il diario del lavoro.

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