“Nel biennio della crisi, 2009-2010, un lavoratore dipendente delle banche ha visto crescere nel 2010 nominalmente il suo salario dell’1,9%, sostanzialmente pari all’inflazione, cioè mediamente 700 euro lordi annui per ogni lavoratore”. Lo denuncia il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale che aggiunge “prendendo come riferimento i compensi dei top manager e dei banchieri dei primi 10 gruppi bancari si può vedere che per loro i compensi nel 2010 crescono mediamente di un +8,5%, cioè 4 volte più del salario di un lavoratore, per un valore medio di 241 mila euro in più nel 2010 rispetto al 2009, poiché i compensi medi passano da 2 milioni 843 mila a 3 milioni e 84 mila. Si tratta di uno di quei casi in cui i numeri parlano da soli”. “Non è accettabile – prosegue – che mentre nella crisi crescono le diseguaglianze e i lavoratori dipendenti si impoveriscono, amministratori delegati e top manager delle banche pensino di rinnovare il contratto nazionale di lavoro del credito senza garantire il recupero pieno e totale dell’inflazione reale”. (LF)



























