Lo stallo nel contratto dei metalmeccanici sfinisce ormai le stesse imprese, che chiedono di riaprire la trattativa con Fim Fiom e Uil per arrivare a una conclusione rapida, anche rimodulando l’offerta avanzata da Federmeccanica, in modo da andare incontro alle richieste sindacali. È il succo della lettera inviata da Leonardo a 22 territoriali di Confindustria, a partire da Assolombarda, e alla ‘’cortese attenzione’’ dei rispettivi Responsabili Area Lavoro.
Nel testo si legge: ‘’siamo pienamente consapevoli delle difficoltà che il perdurare dell’attuale incertezza contrattuale può generare su tutto il tessuto produttivo. Le imprese come Leonardo non possono permettersi di restare in una situazione di stallo, anche perché le ricadute si stanno facendo sentire sulla continuità produttiva e sulla tenuta delle relazioni industriali nella filiera’’.
Dunque, prosegue la lettera, ‘’la mediazione va trovata e va trovata ora. Crediamo nell’impostazione di un accordo sostenibile dal punto di vista economico e industriale, ma serve il coraggio di valutare con realismo il contesto e le posizioni dei sindacati, dando un segnale concreto per riaprire e portare a termine il negoziato’’. E ancora, la lettera spiega che si, certo, le richieste di Fiom Fim e Uil sono probabilmente oltre la possibilità delle imprese di sostenerle, ma nello stesso tempo ‘’è chiaro’’ che la proposta avanzata da Federmeccanica al tavolo delle trattive ‘’si è rivelata non sufficiente per chiudere il contratto”: occorre prenderne atto e cercare di trovare una mediazione, perché la trattativa ‘’non può rimanere imbrigliata in uno schema rigido”. Dunque, occorre ‘’un impegno’’ per riprendere ‘’un confronto serio’’, finalizzato a concludere il contratto, e non alla sua rinuncia.
La lettera si sofferma poi su quello che sarà il nuovo presidente dell’associazione confindustriale, destinato a sostituire l’attuale Federico Visentin nei prossimi giorni, augurandosi che ‘’sia espressione di una consolidata esperienza di relazioni con le Organizzazioni sindacali”, in modo da garantire nel corso del mandato ‘’la gestione di proficue relazioni industriali”.
La lettera è datata 5 maggio, e oltre a Leonardo è firmata da altre grandi imprese del settore. Per nulla ripresa dai quotidiani, a parte il Foglio che ne ha dato notizia, è però molto condivisa dai sindacalisti sui social, da Linkedin a Facebook. Pochi invece i commenti espliciti. Ne ha parlato in una intervista un giornale locale il dirigente della Fiom di Varese Andrea Besani, accusando il presidente Visentin di ‘’protagonismo inedito’’ nelle trattative e sottolineando che ‘’se Leonardo ha mandato questa lettera non è per bontà d’animo ma perche’ i suoi lavoratori si sono mobilitati e l’hanno messa di fronte alla realtà: o si sta in Federmeccanica per ideologia, o si produce e si tiene il passo con un mercato che chiede risultati”. Nei cinque stabilimenti Leonardo della provincia di Varese, sottolinea, i dipendenti hanno incrociato e braccia per tre giornate di sciopero da otto ore ciascuna: “per questo l’azienda ha chiesto di riaprire il tavolo: un modo per dire ‘non possiamo permetterci questo conflitto’’. Del resto, la trimestrale di Leonardo dichiara un portafoglio ordini in crescita del 6-7%, ma altri scioperi a catena rischierebbero di danneggiare il ritmo della produzione.
E ancora, in una intervista all’Avvenire del 14 maggio, il leader Fim Cisl, Ferdinando Uliano, riprende il concetto dello “stallo che preoccupa le aziende”, spingendole a sollecitare una ripresa delle trattative: “L’assurdità di respingere ogni richiesta di ripresa del negoziato è un errore clamoroso che porta a una situazione di estrema difficoltà per le aziende”, afferma Uliano, sottolineando che ‘’Visentin sarà il primo presidente di Federmeccanica a non firmare un contratto’’ e auspicando che “il nuovo presidente decida di riaprire le trattative senza pregiudiziali, assumendo un ruolo contrattuale che Federmeccanica ha sempre avuto”.
Ma a distanza di ormai dieci giorni dalla lettera nulla ancora sembra muoversi. Intanto, per il prossimo 20 maggio, cioè esattamente nel giorno in cui sarà reso noto il nuovo presidente dell’associazione delle imprese metalmeccaniche, Fim Fiom e Uilm hanno convocato una assemblea unitaria a Bologna, in piazza del Nettuno: 1500 delegati da tutta Italia, per chiedere la riapertura delle trattative e, nel caso di nessun segnale da parte delle imprese, annunciare le nuove iniziative che verranno messe in campo a giugno, tra cui un nuovo pacchetto di ore di sciopero, dopo le 32 già effettuate.
C’è da dire che il negoziato per il contratto non è mai veramente iniziato: dopo la presentazione della piattaforma sindacale, con una richiesta di aumento di 280 euro, la Federmeccanica ha preso tempo, nel tentativo di individuare una mediazione al proprio interno tra grandi medie e piccole aziende. Impresa non facile, evidentemente, visto che ci sono voluti alcuni mesi prima di avviare il tavolo. Che si è poi interrotto quando le imprese hanno presentato una loro proposta, respinta dai sindacati in quanto insufficiente: un giudizio che a questo punto si direbbe sia condiviso anche da diverse imprese.
Dal momento della sospensione della trattativa sono poi passati altri mesi nei quali Federmeccanica si è limitata a produrre alcuni paper nei quali ribadiva le proprie proposte, ribaltando sui sindacati la responsabilità della rottura. Sta di fatto che mentre tutti gli altri contratti dell’industria si stanno chiudendo, o si sono già conclusi da tempo, con reciproca soddisfazione delle parti, quello dei metalmeccanici è in stallo da un anno. Ora starà al nuovo presidente sciogliere i nodi, magari prima che venga proclamato il nuovo sciopero.
Nunzia Penelope