Gli esseri umani in arrivo in queste settimane attraverso i Balcani rappresentano innanzitutto un flusso di rifugiati in fuga dalla guerra e dalla morte e quindi è nostro dovere morale e legale proteggerli”, ha chiarito Lady Pesc, “Per una volta erano gli stati membri a frenare e siamo stati in questi mesi nelle condizioni non di avere Bruxelles lenta e reticente, ma di avere Bruxelles e le istituzioni europee che proponevano un meccanismo di solidarietà europea più avanzato”. Erano invece gli stati membri che “hanno frenato, non trovando un accordo in questi mesi”.
“Mi auguro che queste nuove ondate di queste settimane e le posizioni politiche di Francia, Germania, Austria e altri Paesi – l’Italia è sempre stata in prima linea su questo – spingano ora tutti gli altri stati membri verso una posizione di maggior realismo, non buonismo”, ha proseguito Mogherini, “Dobbiamo renderci tutti conto, come europei, che questa non è una crisi passeggera, che questa non è una crisi che potremo gestire semplicemente pensandon che possa non riguardarci. Riguarda noi, così come riguarda tantissimi altri Paesi del mondo. E dobbiamo semplicemente attrezzarci a gestirla in un modo sostenibile: non per settimane o per giorni, ma probabilmente per mesi o per anni”.
Intanto arriva la notizia che Germania e Francia sarebbero pronte ad accogliere circa la metà dei 120mila rifugiati provenienti da altri Paesi membri dell’Ue: lo hanno reso noto fonti diplomatiche europee, secondo le quali le quote previste dal piano della Commissione per Berlino e Parigi sono rispettivamente di 31.443 e 24.031 persone.
La cifra di 24mila rifugiati per la Francia è stata confermata ufficialmente anche dall’Eliseo, che ha precisato che i profughi – di cui circa 3.100 provenienti dall’Italia, che ne riallocherà altri 4mila in Germania – verranno accolti “nell’arco dei prossimi due anni”.
La proposta della Commissione – che verrà resa pubblica mercoledì – prevede inoltre che la Spagna debba accogliere 14.931 rifugiati, una cifra che Madrid intende far rivedere al ribasso giustificando la propria contrarietà con le insufficienti risorse finanziarie da destinare all’assistenza.



























