Non sarà una di quelle notizie che fanno sussultare, peraltro era una notizia annunciata almeno – almeno – dal risultato delle elezioni europee in poi, tuttavia ormai si può dire senza timore di smentite: il Terzo polo, il famoso o famigerato Terzo polo, quello che volevano formare Matteo Renzi e Carlo Calenda, quello che avrebbe dovuto collocarsi né a destra né a sinistra, quello che sarebbe dovuto essere la vera novità politica di questa legislatura e, ovviamente, delle prossime elezioni politiche, bene quel Terzo polo non esiste più (qualora fosse mai esistito). Anzi, peggio: non esistono più o quasi i due partitini che avrebbero dovuto formarlo. Italia viva e Azione perdono pezzi un giorno sì e l’altro pure, e anche pezzi di valore come Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini che abbandonano Calenda e Luigi Marattin che lascia Renzi, più vari altri dirigenti, deputati, consiglieri locali che non credono più al progetto dei due leaderini, anche perché quel progetto non l’hanno mai capito.
Qualcuno, la maggior parte di loro a cominciare da Carfagna e Gelmini cercherà rifugio in Forza Italia (da dove provengono), o in qualche piccola formazione politica alleata con Antonio Tajani, tipo quella di Maurizio Lupi; qualcun altro, per esempio Renzi, tenterà in tutti i modi di rientrare nel centrosinistra, in particolare nel Pd di Elly Schlein dove però quasi nessuno lo vuole, sia dentro al Partito sia tra gli alleati come i Cinquestelle e l’Alleanza Verdi-Sinistra che lo vedono come fumo negli occhi. E non a torto visto quello che ha combinato Renzi quando era leader del Pd, lasciando il partito ai suoi minimi storici, e dopo esserne uscito con tutte le sue giravolte acrobatiche in politica interna e le sue consulenze milionarie in Arabia saudita, regime non certo democratico. Alla fine dei giochi la sua “creatura” politica, ossia Italia viva, non conta praticamente nulla, al massimo può aspirare a prendere il 2 per cento di voti: cioè poco più di niente.
Discorso analogo vale per Calenda, il quale dopo essersi fatto eleggere in Europa proprio dal Pd, ha sbattuto la porta cambiando idea a giorni alterni fino a ritrovarsi in mano un misero 3 per cento (se va bene), col quale non sa cosa fare. E senza le due medaglie politiche che aveva strappato a Forza Italia, appunto Carfagna e Gelmini. Che ha anche accusato di ingratitudine per essersene andate, come se lui fosse stato il loro benefattore politico.
Se questa è la situazione del Terzo polo, si può prevedere con poco margine di errore che andremo incontro a un nuovo bipolarismo simile a quello che creò Silvio Berlusconi nel ’94: ossia non due partiti che si fronteggiano ma due alleanze o coalizioni ognuna composta da diverse forze politiche. Da una parte avremo Meloni, Salvini (sempre che non venga condannato prossimamente nel processo di Palermo e sia quindi costretto a dimettersi da vicepremier, ministro e magari da tutta la politica), Tajani e i suoi fratellini moderati. Dall’altra, il Pd di Schlein, i Cinquestelle di Giuseppe Conte (sempre che riesca a vincere la battaglia contro Beppe Grillo), i Verdi di Bonelli e la Sinistra di Fratoianni.
Visti gli attuali sondaggi sarebbe una lotta più o meno alla pari, anche se per ora la destra è in leggero vantaggio. Tuttavia il tempo per guadagnare terreno da parte dell’opposizione non manca, anche grazie alle fesserie che fa il governo. Dallo scandalo Sangiuliano alle castronerie del ministro Lollobrigida, ai traffici illeciti della sua collega Santanché fino alle proposte di legge una peggio dell’altra. L’ultima in ordine di tempo è quella sulla castrazione chimica per gli stupratori, meglio se immigrati, vecchio cavallo di battaglia del leader leghista, riesumato proprio per tentare di recuperare qualche voto tra l’elettorato più reazionario e forcaiolo d’Italia.
Anche un bambino capirebbe che chi sta dall’altra parte dell’attuale maggioranza dovrebbe dire e fare esattamente il contrario di quello che dice e fa il governo. Senza tentennamenti e senza aperture di credito su nessuna idea (chiamiamole così) che provenga dal mondo melonian-salviniano. Altrimenti si confondono le acque, non si capisce più chi sta da una parte e chi dall’altra e finisce che l’elettore medio smette la sua veste di elettore e indossa quella dell’astensionista: “Tanto sono tutti uguali…” Anche questa è una delle ragioni del fallimento del Terzo Polo: nessuno ha mai capito da che parte stavano Renzi e Calenda.
Riccardo Barenghi