La settimana chiave del Def si conclude senza il Def. Contrariamente alle aspettative, il documento economico e finanziario vedrà la luce solo a notte fonda, forse all’alba di sabato. A sorpresa, il consiglio dei ministri convocato per questa mattina e’ stato infatti rinviato a ora di cena. La riunione, convocata in origine per le 10, è stata aggiornata in seguito alla richiesta del premier Matteo Renzi di un ulteriore lavoro di coordinamento del testo, che fino a ieri sera è stato oggetto di correzioni e limature. Una motivazione confermata dal neo ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio: “Le carte sono arrivate ieri nella tarda sera. Visto che vogliamo fare le cose seriamente ci prendiamo altre 12 ore per la rilettura del testo”. E tuttavia, già martedì scorso il governo si era riunito per un esame del documento economico e finanziario. Oggi ci si aspettava quindi un rapido via libera, il timbro ufficiale su un lavoro già svolto.
Subito sono scattate le polemiche da parte dell’opposizione. Con Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, che via Twitter accusa: ‘’Il governo e’ nel caos. Se Renzi deve studiare e i ministeri devono ancora mandare loro osservazioni, che cavolo hanno discusso martedì in Cdm?”. Stessa musica sul fronte del M5S: “Il governo va in confusione e rimanda l’approvazione del Def alle 20 di stasera –afferma una nota dei deputati grillini- Se Renzi deve rileggerlo, gli consigliamo di armarsi di calcolatrice per fare bene i conti, che comunque non tornano”.
Il governo, però, smentisce problemi di qualunque genere. Ancora Delrio chiosa: “Siamo sereni, tranquilli, e d’accordo”, mentre dal Tesoro spiegano che “i grandi numeri sono quelli presentati già martedì scorso e non cambieranno”. I tecnici del Mef, comunque, si sono trasferiti in gran fretta a Palazzo Chigi, forse per ulteriori limature o altre integrazioni chieste ai diversi ministeri.
Giusto martedì sera, Renzi aveva annunciato una sorta di miracolo: illustrando le linee guida del testo il premier aveva promesso che non ci sarebbero stati ‘’ne’ tagli, ne’ tasse’’. Non si e’ mai visto un documento di politica economica che non preveda ne’ l’una ne’ l’altra misura, ma non solo: le indiscrezioni delle ultime ore parlano addirittura di un ‘’bonus’’ da un miliardo e mezzo che sarebbe proprio oggi scaturito dalla revisione del Def. Un tesoretto che Renzi vorrebbe destinare al welfare. Dunque, molta curiosità per come il Governo sara’ riuscito a ottenere un simile brillante risultato: far quadrare i conti, senza tagliare e senza aumentare tasse o accise, e addirittura ritrovandosi con dei soldi in più del previsto. Miracolo, davvero.
E di miracoli ci sarebbe ormai molto bisogno. La tensione che si protrae dall’inizio della crisi, quindi ormai da sette anni, sta assumendo contorni sempre più inquietanti. L’episodio di giovedì mattina al Tribunale di Milano ne e’ la prova: un imprenditore processato per bancarotta e fallimento ha ucciso a colpi di pistola –introdotta non si sa come nel palazzo di giustizia- il giudice, l’avvocato e un ex socio coimputato nel procedimento. Una tragedia che si può declinare su tre diversi piani di lettura. La prima riguarda l’inadeguatezza delle più elementari misure di sicurezza, in un paese che –teoricamente- potrebbe prima o poi dover fronteggiare un eventuale allarme terrorismo, e che –concretamente- si appresta ad inaugurare tra meno di un mese un evento internazionale come l’Expo. La seconda chiave di lettura concerne da un lato lo stato di isolamento in cui si trova la magistratura (come ieri hanno sottolineato non solo molti giudici, ma lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella), troppo spesso e con troppa leggerezza delegittimata dalla politica e dagli stessi governi; dall’altro l’insofferenza sempre più acuta che gli italiani dimostrano per le regole e il loro necessario rispetto. Che si tratti di leggi, tasse, ambiente, multe, o perfino divieti di sosta..
Il terzo e forse più preoccupante livello di lettura e’ quello collegato alla crisi economica e ai suoi danni: non manca infatti chi, nel dramma milanese, ha visto gli effetti di una disperazione diffusa, che non lascia spazio all’immaginazione di un domani. Attenzione: non necessariamente di un domani migliore, ma di un domani, semplicemente. Questo genere di considerazione non riguarda il killer milanese, chiaro: non un imprenditore costretto a fallire dalle solite banche cattive, ma, da quanto si e’ appreso, una sorta di truffatore danneggiato dalla sua stessa truffa. Resta il fatto che al di là degli indubbi vantaggi ottenuti dal sistema delle imprese (gli sgravi contributivi, l’abolizione dell’art 18) in Italia il clima e’ oggi ancora pesantissimo, sia sul fronte delle imprese come su quello dei lavoratori. La tanto attesa ripresa ancora non si vede, e quando arriverà sarà insufficiente a riportarci agli antichi splendori, come ci spiega Maurizio Ricci in una analisi per il Diario del lavoro. Quanto all’occupazione, i dati Inps presentati oggi non lasciano spazio all’entusiasmo: nei primi due mesi dell’anno aumentano i contratti a tempo indeterminato (+12,3%) ma diminuiscono quelli a termine (-7%) e in apprendistato (-11,3%), portando di fatto a zero la variazione dell’occupazione sul 2014. Intanto, il debito pubblico aumenta, l’economia non cresce praticamente da un ventennio, e si stanno perdendo i pezzi migliori del tessuto produttivo. E’ evidente che per uscire da questo loop negativo occorre qualcosa di più di quanto si sta facendo, e occorre in fretta.
Ps: il Cdm più breve della storia stamattina ha comunque avuto il tempo di insediare ufficialmente Claudio De Vincenti come nuovo sottosegretario di Palazzo Chigi. Nel suo precedente ruolo al Ministero dello Sviluppo, De Vincenti e’ stato, per competenza e serietà, un solido punto di riferimento per tre governi. A lui si deve la soluzione di numerose gravissime crisi industriali. Ci permettiamo di fargli i nostri migliori auguri per il nuovo importante compito, sperando, nel contempo, di non dover rimpiangere la sua assenza al Mise.
Contrattazione
Questa settimana sono stati siglati due accordi: il primo riguarda il rinnovo del contratto integrativo della società Birra Peroni spa, gruppo tra i leader mondiali dei produttori di birra, siglato presso la sede di Unindustria Roma. Il secondo riguarda la vertenza Almaviva Contact: i sindacati di categoria, dopo 30 ore di trattative, sono riuscita a siglare con il gruppo un accordo grazie al quale sono stati scongiurati 2.000 licenziamenti. Infine, i lavoratori del gruppo Vitrociset hanno bocciato, tramite referendum, l’ipotesi di accordo separato raggiunta la mattina dello scorso 31 marzo dai sindacati metalmeccanici Fim, Uilm e Fismic, con la contrarietà della Fiom.
Interviste
Il segretario generale della Fisac Cgil Agostino Megale, intervistato da Emanuele Ghiani, ha spiegato le dinamiche che hanno portato, dopo mesi di trattative interrotte, scioperi e incontri, la sigla dell’accordo per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari.
Opinioni
Maurizio Ricci spiega la cosiddetta “stagnazione secolare”: un’economia che si muove a passo di lumaca e la cui crescita si misura nei decenni.
Documentazione
È possibile consultare l’indagine di Unioncamere sul lavoro immigrato in Italia, i dati Inps sui rapporti di lavoro.



























